di Giovanna di Rosa
Se questo è un ministro, disse quello che parafrasava, figuriamoci la base. Così il ministro Lollobrigida ha vestito i panni del suprematistatrumpiano degli Stati Uniti profondi, o degli italici anni ’30 del secolo scorso, mentre l’augusta cognata anche presidente del Consiglio era appena rientrata dall’Etiopia che odora sempre di Impero per taluni, e ha proferito il verbo riproduttore a beneficio di quelli che di famiglie se ne fanno anche tre o quattro, in nome della famiglia tradizionale.
Lollobrigida ha sboccato un’altra delle sue frasi infelici proprio nel giorno in cui Giorgia Meloni, improvvisamente femminista, ha deciso che il lavoro si crea incentivando le donne e non accogliendo i migranti – lei che è alfiera, con la sua ministra Roccella di una donna-famiglia che “purtroppo ha il diritto di abortire”. Questo governo alla canna del gas la notte dorme poco, e di giorno ragiona male. Tanto per non andare oltre il ponderabile.
Lollobrigida ha sposato il suprematismo bianco in nome dell’Italia “del dopodomani” che deve vedere “incentivate le nascite”; non si pretende che pensi all’Italia di oggi, of course, perché i grandi statisti guardano sempre al domani così possono sempre avere la scusa pronta per giustificare le grossolanaggini che pronunciano oggi: erano distratti. Così il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare al congresso della Cisal affonda il cucchiaio nella brodaglia dell’intolleranza e grida che “Va costruito un welfare per consentire di lavorare a chiunque e avere una famiglia. Non possiamo arrenderci al tema della sostituzione etnica“, una dichiarazione che fa paura per la sua violenza. Soprattutto per la violenza che nasconde. Il ministro che è anche cognato si è poi espresso meglio, a beneficio di chi ha problemi di udito: “Gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada”. Giusto, bisogna fare figli. Poi come si mantengono, con le migliaia e migliaia di posti di lavoro che il suo governo è incapace di creare, con le panzane elettorali che il suo governo ha dimenticato il giorno dopola vittoria nelle urne o con i sussidi che il suo governo taglia accecato dall’odio del parvenu che colpisce i poveracci colpevoli di ricordargli da dove viene?
Eccola la politica del cattivismo. Mancava solo manifestarla per quella che è. Per quello che sono.
(18 aprile 2023)
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