di Claudio Desirò
A causa della sua irrefrenabile voglia di dichiarazioni compulsive, patologia da cui Carlo Calenda è notoriamente affetto da tempo, e che si intreccia perfettamente all’esigenza di apparire e di accreditarsi come leader politico, non solo di Azione, nella giornata di ieri il politico romano è riuscito addirittura a superare se stesso, autocandidandosi alla guida di un partito che non solo non esiste ancora se non nelle intenzioni, ma del quale non è ancora stata nemmeno elaborata la bozza di statuto o di regolamento interno.
Uno scatto in avanti, l’ennesimo, che non è passato inosservato sia a chi già è federato da tempo in quel progetto nebuloso di terzo polo, fin qui esistente solo nelle dichiarazioni di massima, ma anche a coloro che avevano espresso intenzione di aderirvi o che stavano guardando con interesse al progetto stesso.
Sono bastate poche ore, forse minuti, perché Italia Viva emanasse un comunicato morbido nei toni, meno nei contenuti, per affermare la necessità che la costruzione della nuova proposta politica passi attraverso un’ampia apertura e tramite i passaggi di rito, come il manifesto, la carta dei valori e la costituente. Passaggi formali, formalmente saltati dalla dichiarazione del leader in pectore.
Presa di posizione simile a quella di Federico Pizzarotti, neo eletto Presidente di +Europa, ed alle tante voci che si sono innalzate nel mondo liberale e popolare, dopo l’ennesimo e poco sensato scatto in avanti. Probabilmente, all’ex Ministro serve un palcoscenico di primo piano e, con la sua protervia, si ritiene l’unico davvero in grado di guidare un nuovo soggetto politico, certamente gli servirebbe qualche miglior consiglio, o migliore consigliere, in ambito di comunicazione, non solo politica.
Intanto, la strada verso la novità, accelerata sulla carta, ma ancora distante nei territori, continua ad essere un lungo percorso lungo il quale, agli ostacoli oggettivi già presenti, Calenda è il primo a disseminarne di trappole il selciato.
(10 marzo 2023)
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