di Daniele Santi
E alla fine Meloni presidente rimase fuori dai colloqui di quelli che contano. Non solo praticamente ignorata da Francia e Germania, ma anche con Zelensky con il quale dopo i baci e gli abbracci e “il cordiale incontro” come da informazione main stream non c’è stato nemmeno l’annunciato bilaterale, giusto due chiacchiere che tanto valeva il bar di Piramide, altro che Bruxelles. Stando alle cronache attuali potrebbe essere colpa del PD anche in questo caso.
Insomma a forza di giocare all’underdog finisce che ti credono sul serio. E non fai bene né a te né al paese. Ma questo è il gioco delle destre che in qualche modo dovranno giustificare il loro voler ritornare nell’alveo naturale del loro essere destre: Visengrad e Orban.
Così, dopo l’esclusione dalla cena all’Eliseo e dall’incontro Macron, Schiltz, Zelensky, e dopo avere fatto trapelare da Palazzo Chigi l’idea di un bilaterale con Zelenksy che non era nemmeno stato programmato Meloni d’Italia resta a bocca asciutta. E con lei il paese. Restano le tensioni con Macron e la solita lezioncina che le nostre destre non impareranno mai: non si può essere tracotanti quando si hanno le pezze al culo e si dipende dagli accordi politici per evitare le misure d’austerità che gravano inevitabilmente su un paese con un debito pubblico come il nostro, e non c’è dichiarazione pubblica roboante che tenga di fronte a una realtà tanto semplice.
Così tocca incontrare Volodymyr Zelensky assieme a Spagna, Polonia, Romania, Olanda e Svezia. Niente bilaterale che fa tanto chic e nuovo tonfo meloniano a Bruxelles. Toccherà farci l’abitudine. Poi Palazzo Chigi informa, come scrive Repubblica, che “il presidente ucraino ha chiesto al presidente del Consiglio italiano di intrattenersi per un colloquio a due” e nel corso del colloquio “Meloni ha confermato il sostegno italiano all’Ucraina contro l’aggressione russa”. Un po’ poco per chi deve cambiare il corso della storia in UE.
Braccia conserte ed espressione corrucciata, e nonostante il rosso sfolgorante dell’abito, il linguaggio del corpo di Meloni non racconta certo di soddisfazione né dà segni di apertura mentre Macron conversa amabilmente con qualcun’altra. Poi sbotta: “Non sono un tecnico io non sono Draghi” (e si nota) “faccio quello per cui gli italiani mi hanno scelto”, citiamo ancora Repubblica, e ci permettiamo una correzione: gli Italiani non hanno scelto Meloni per quello che sta facendo, ma per la narrazione miracolistica messa in piedi in campagna elettorale, salvo poi fare il contrario subito dopo l’insediamento del Governo.
Le uniche misure messe in piedi da Meloni nei suoi cento e passa giorni di governo, sono state una legge di bilancio che toglie denaro a chi ha meno, elimina il reddito di cittadinanza fregandosene di chi ha fame e non trova lavoro, una inutile legge sui rave-party, un decreto che contrasta le Ong in modo insensato, razzista e non risolve il problema dei migranti (lei è andata in Libia, ma il grosso delle partenze in barcone sembrerebbe oggi essersi spostato su Sfax, in Tunisia) con l’UE che ha già cominciato a fare pressioni con lettere ufficiali affinché il decreto venga cancellato e molta propaganda su ciò che farà mentre le remano contro anche gli alleati.
Ecco dunque la leader del secondo partito d’Italia, il primo partito è di quelli che non voterebbero Meloni e hanno scelto di non votare, è ancora lì a dire “Io non sono questo, io sono altro” come se per governare un paese non si dovesse principalmente fare uno sforzo per uscire da se stessi.
(10 febbraio 2023)
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