di Daniele Santi
Mancava solo Gianni Cuperlo, nella corsa alla segreteria del PD, e la sua candidatura è l’ultimo colpo di coda di quella classe dirigente fallimentare e correntista perennemente al governo pur senza i voti per starci che ha portato il partito alla canna del gas. E’ all’abbeveratorio infetto di Cuperlo e di molti altri come lui che il PD ha contratto il virus del nulla che lo ha trasformato in un morto che cammina.
“Ci sarò con umiltà” dice Cuperlo in un’intervista a Repubblica. “Con umiltà” – trasecoliamo – e “nella chiarezza delle idee, fuori dai trasformismi che hanno impoverito l’anima della sinistra”. E se Repubblica non fosse il quotidiano che è penseremmo che ci stanno facendo uno scherzo. Poi il pensiero finale, perfettamente inserito nella rigida logica dialettica dell’uomo che è dentro il PD da una vita, ma nemmeno dentro il PD hanno capito il perché: “Temo che possiamo finire come i socialisti in Francia”.
L’arzigogolato e dicono raffinato intellettuale, così raffinato che non si capisce nemmeno da solo, ha dunque deciso di candidarsi non reggendo il peso del “non aver mai voluto discutere la perdita dei sei milioni di voti dal 2008 a oggi”, quando c’è gente che in quei quindici anni ha perso un lavoro all’anno. Si chiama avere contezza. Il resto dell’intervista – che trovate qui – dice per filo e per segno tutte le ragioni che hanno portato il PD sull’orlo del baratro, ma dice anche assai più violentemente che tra tutti Cuperlo è proprio uno dei tanti che di questo baratro non ha capito niente. C’è da immaginare che, finalmente, verrà ignorato dalle primarie e travolto dalla pessima storia che ha contribuito a creare.
Se alla notizia della sua candidatura si sono levati applausi scroscianti non li abbiamo uditi.
(23 dicembre 2022)
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