di Vittorio Lussana
Quella del Mes (il Meccanismo europeo di stabilità, ndr) è stata l’ennesima partita infinita giocata tra alcuni Partiti politici composti da persone sane di mente e quel sofismo populista tanto amato dal popolo italiano. Per pura perversione masochista, ovviamente.
Tutto cominciò ai tempi del Governo giallo-verde, quello composto dal Matteo Salvini della fase realista – che fine avrà fatto quel Salvini là? – e un Movimento 5 stelle di indecorosi furiosi, i quali decisero di scavare una vera e propria trincea contro il Mes per motivazioni ancor più paranoiche di quelle di chi pensa che i vaccini anti-Covid contengano cellule di feti umani: minchiate assurde, che siamo costretti a leggere o ad ascoltare, ormai, da un decennio a questa parte.
In seguito, Il Governo giallo-rosso perse un mucchio di mesi pur di non aprire una crepa nella nuova maggioranza. Anche se, alla fine, Giuseppe Conte firmò il protocollo che ne prefigurava, a grandi linee, la riforma. Il successivo governo Draghi era favorevole alla ratifica da parte del parlamento italiano, annunciando l’intenzione di presentare un apposito disegno di legge, anche non fece in tempo a portarlo in aula. Anche perché, con il calo dei tassi d’interesse di allora, l’idea di assumersi un altro debito era diventata meno conveniente, rispetto a quando si era scelto di non utilizzare quei 36 miliardi per risistemare il nostro sistema sanitario, messo pesantemente sotto pressione dal Covid 19.
In buona sostanza, alla fine si decise di non decidere, aspettando il parere della Corte Costituzionale tedesca, emesso una settimana fa con un sostanziale via libera nel merito della ratifica. E adesso siamo di nuovo alle solite: quasi tutti avevano torto, a cominciare dai grillini, ma si continua a far finta di niente. Oppure, si parla d’altro: la solita Fiat 500 scassata che non cammina neanche a calci in culo, ma dotata di freni potentissimi.
L’attale Governo Meloni (anche le destre erano contrarie al Mes, poiché fomentate quotidianamente dai cazzàri dalla radio di Minchietto, se ricordate chi era costui, ndr) ha rimesso la questione alla volontà del parlamento italiano, accompagnandolo con il parere del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che lo ha descritto come “una istituzione in crisi e, al momento, in cerca di vocazione”. Il Partito del premier attuale, Fratelli d’Italia, che in passato aveva espresso la necessità di “respingere il Mes con tutte le forze” in quanto “ennesimo tentativo di riforma di un Trattato che non fa gli interessi dell’Italia”, oggi si limita ad attendere l’esito delle Camere facendo finta di niente, mentre tra le opposizioni, Pd, Terzo Polo e +Europa si confermano favorevoli con la solita eccezione dei Cinquestelle, rimasti contrari nonostante la ratifica sia ormai indispensabile: roba da arresto immediato per ubriachezza molesta…
Per capire quale siano le ragioni che dividono e scompongono l’arco costituzionale delle nostre forze politiche sul Mes – saldando tra loro le posizioni di Lega-FdI-Cinquestelle e quella, più articolata, di Forza Italia – è dunque necessario tornare, ancora una volta, all’origine della questione: che cos’è il Mes? E a cosa serve? Ebbene, il Meccanismo europeo di stabilità è un fondo istituito nel 2012 mediante un Trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico della Ue. La sua funzione è quella di concedere, a precise condizioni, assistenza finanziaria ai singoli Stati-membri i quali, pur avendo un debito pubblico sostenibile, trovino temporanee difficoltà a finanziarsi sul mercato. Dopo la prima ondata della pandemia da Covid-19, all’interno del Mes, inoltre, era stato creato un ulteriore strumento finanziario per sostenere le spese sanitarie dei singoli Paesi, ma il Governo Conte 2 non volle utilizzarlo nonostante fosse al corrente dell’arrivo una seconda ondata di contagi, al fine di optare in favore di alcune idee bislacche quali i banchi a rotelle e altre fulgide fantasie oniriche che, ormai, compongono il suono di sottofondo dei nostri populisti al potere.
Sia come sia, a gennaio 2021 tutti gli Stati membri della Ue – inclusa l’Italia, lo ribadiamo – firmarono per la revisione del trattato. La modifica più sostanziale, pensando alla convenienza dei singoli Paesi membri, consiste in una serie di accorgimenti tecnici per rendere più appetibili le linee di credito precauzionali a cui accedere, evitando ogni pericolo di speculazione sui mercati finanziari. Ma per farlo funzionare serve, naturalmente, la ratifica di tutti. E giunti a questo punto, manca solamente la firma dell’Italia: un Paese divenuto ormai espertissimo nel perdere tempo. Anzi, nel non calcolarlo proprio, per la sua insana abitudine a mescolare ogni problema dentro a un unico ‘calderone’ esattamente come il personaggio disneyano di Amelia, la strega che ammalia.
Si consiglia, insomma, la definitiva ratifica del Mes, al fine di utilizzarlo per rafforzare il Pnrr (Piano nazionale di ripartenza e resilienza, ndr) nel settore sanitario, ricostruendo una rete di assistenza territoriale, nonché ristrutturando il nostro modello di welfare. Era una scelta che si poteva già fare in passato e senza colpo ferire: continuare a parlarne stracciandosi ogni volta le vesti, come accaduto qui da noi, renderebbe solamente più palese l’immagine di un Paese immobilista, fondamentalmente composto da arroganti irresponsabili.
Una vicenda molto simile a quella dei 5 matti allo stadio di Claude Zidì, il demenziale film francese del 1972. Per chi lo ricorda, ovviamente, in un Paese ormai divenuto totalmente privo di memoria. In ogni caso e per qualunque cosa.
(16 dicembre 2022)
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