di Daniele Santi
Eccoci di nuovo all’ennesimo esempio di una destra che straparla su tutto, dice la sua su qualsiasi argomento, col piglio arrogante del tuttologo televisivo da ammiraglie berlusconiane, salvo poi zittirsi sulle questioni importanti coprendo il silenzio con gioielli alla Gemmetto o alla Salvini.
E mentre il primo regala aforismi su ciò che sarebbe successo, secondo lui, senza vaccino e poi incolpa gli altri di avere frainteso, perché se tu straparli sono gli altri ad essere scemi, il secondo si offre alle folle che presume plaudenti trasferendosi, moderno zelig da un corpo all’altro, nei panni di ministro delle Infrastrutture, dell’Interno, della Difesa o in quelli ci primo ministro se non fosse che gli abiti di Meloni gli vanno stretti. Una destra che straparla e tace sull’importante serve al paese?
Non serve nemmeno a se stessa: e così mentre improbabili sondaggi (del tutto fuori dalla realtà) danno Meloni d’Italia oltre il 30% – soglia fatidica prima dell’uscita di senno che ha caratterizzato tutti gli altri leader over 30% – l’azione di governo è una inazione malgrado l’iperattivismo della premier, oggi di qua domani di là a colloquio con mezzo mondo mentre l’Italia affoga a colpi di super-bollette, vede calare i medici curanti di 3milioni di unità e cazzi vostri se vi ammalate e misure all’orizzonte per ora non se ne vedono, sottosegretari in libertà e ministri-zelig che non gli par vero di avere lo spazio per dire ogni giorno quello che gli pare sensato – chiamasi “Il senso del sensato delle Destre” – rallegrano le nostre tavole a suon di dichiarazioni televisate che hanno lo stesso senso che ha un rotolo di carta igienica in tavola al posto del pane. Ad avere il pane, chiaro.
Gli argomenti spaziano dai vaccini alla politica, dal ponte sullo Stretto a quant’è stretto il ponte, dai cordoni della borsa a quanto è vuota la borsa, dai denari da investire a chi v’ha mai promesso niente, nell’esercizio di stile governativo più sterile e inadeguato degli ultimi anni il cui non fare era già noto il giorno successivo alla giubilazione del governo Draghi ad opera del Conte ora più comunista di Fratoianni.
(15 novembre 2022)
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