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Elezioni 2022: considerazioni finali e transitorie di un osservatore-votante

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di Fabio Certosino

Nihil sub sole novi, ovvero tutto come previsto. Conoscevamo l’esito di queste politiche ben prima di andare a votare, lo sapevamo come conosciamo l’acqua calda visto il bombardamento mediatico dei sondaggi negli ultimi mesi, tra la speranza che fossero esagerati e il timore che spingessero gli elettori nella direzione dell’ipotetico vincitore. Eppure anche stavolta la realtà ci ricorda che dovremmo fare come i saggi del XXI secolo che non basano più le loro giornate sulle previsioni meteorologiche: ormai, cambiamento climatico o no, il meteo assomiglia sempre di più a una roulette. Sono venuti fuori infatti esiti inaspettati che fanno disperare alcuni e gioire altri, senza minimamente intaccare, s’intende, il campo del perdente, pure questo ampiamente già previsto.

Innanzitutto però parliamo degli astenuti, una percentuale considerevole in linea con la media delle astensioni nell’ultimo decennio, ma che non ci aspettavamo data la radicalità degli scontri tra coalizioni e solisti, e in qualche caso pure dentro gli schieramenti, cosa che comunque poco sangue ha lasciato sul terreno per il poco tempo della campagna elettorale. La percentuale delle astensioni dunque pesa per tante ragioni, una politica, perché senza partecipazione non c’è democrazia, una di rappresentanza politica, perché la classe dirigente stenta a scaldare i cuori, un’altra sociale, che impone di domandarsi chi siano gli astenuti. Su tutte si potrebbe forse sventolare quella per cui assistiamo alla ridicola soddisfazione degli eletti per il sostegno avuto da una ipotetica netta maggioranza del paese, quando in realtà il centrodestra avrebbe un 44% su un 60% circa di votanti.

Se si ragiona poi con lo sguardo ai partiti, il risultato si fa particolarmente interessante, fatta la tara dei fascismi venturi e altre amenità barbariche. L’affondo degno del più ironico destino cinico e baro è ovviamente quello della Lega a guida Salvini, che implodendo miseramente ci sta dando lo spettacolo indegno della zuffa tra chi cerca di tappare i buchi e chi invece vorrebbe affondare per ripartire da zero, ovviamente con il capitano che urla ai suoi che va tutto bene. Il partito dell’immortale invece ha regalato una bella sorpresa al suo cavaliere, Silvio Berlusconi, da subito lancia in resta per non rimanere schiacciato tra i due big dell’alleanza che già si tengono sottocchio.

Su tutto si erge però il teatro del centro/centrosinistra/sinistra che in una girandola di inviti e immediate sconfessioni ha suscitato più che altro confusione e talora sospetti di personalismi, con in mezzo le bordate dei 5S ringalluzziti da un esito altrettanto sorprendente e tutti dimentichi di dare qualche straccio concreto di contenuto, al di là dei propagandistici programmi elettorali.

Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per un prossimo transito burrascoso verso la Terza Repubblica, ma in ogni caso, tra Draghi, marosi e trombe d’aria, io speriamo che me la cavo.

 

(29 settembre 2022)

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