di Giancarlo Grassi
In jeans col governatore del Friuli al seguito in giacca e probabile rospo in gola. Ecco, a colpo d’occhio, le prime differenze visibili tra Matteo Salvini e Massimiliano Fedriga e poi viene il momento della deposizione di fiori a favore di rimonta elettorale. E’, scrive Repubblica, una militante leghista a deporli (da foto in alto il segretario leghista li posa a terra) e poi Salvini apre bocca e fa il suo indimenticabile discorso.
Ho letto tutti i libri della Mursia sulla Grande guerra sono un appassionato [sic], ma a Redipuglia non c’ero mai stato”.
Le cronache restituiscono un Fedriga che trasecola e la non remota possibilità che che la visita al Sacrario di Redipuglia del segretario leghista “diventi la sua Caporetto”. Ma per Salvini è un dettaglio, perché per racimolare voti la sua è tutta una corsa al ribasso e alla propaganda cheap.
Ed è ancora Repubblica a citare una coppia di Gorizia che dice: “Siamo di destra, ma non si usano i morti per fare campagna elettorale” e subito dopo un gruppo di anziani da Pordenone con il loro “Salvini è in parlamento da anni e ha fatto pure il ministro degli Interni. Di occasioni per venire a onorare chi è caduto per l’Italia ne ha avute: lo abbiamo pure votato, ma incontrarlo in un cimitero a fare passerella alla vigilia del voto, fa male”.
Scrive l’articolo che il leader leghista nemmeno se ne accorge, ma si dev’essere accorto del fatto che era più o meno solo – un Fedriga cinereo al seguito a parte. E’ era tanto così profondo il desiderio di Salvini di ricordare i caduti che pare non sia riuscito a risparmiarsi un “Tanto passavo da qui”.
(7 settembre 2022)
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