di Paolo M. Minciotti
“Né conigli, né leoni, ma personale in divisa preparato che sappia cogliere i segnali di disagio, non solo nei giovani, e che sappia difendere le popolazione più esposta alla violenza dai reati d’odio. In merito all’inqualificabile commento di un appartenente alle forze dell’ordine – che non riporteremo per rispetto alla vittima minorenne – in merito ad un presunto suicidio di un ragazzo vittima di bullismo, Polis Aperta, associazione Lgbtqi+ di appartenenti alle forze armate e polizia, chiede ai rispettivi ministeri, alle questure e ai comandi del territorio italiano di rafforzare la formazione degli agenti in merito all’individuazione e al contrasto dei crimini d’odio”.
Lo scrive un comunicato stampa dell’associazione Polis Aperta inviato in redazione.
“Solo una maggiore attenzione e una corretta formazione degli agenti, il cui compito per antonomasia è proteggere i cittadini dalla violenza, fisica, verbale o perpetrata tramite i social, consentirà di sradicare il pregiudizio patriarcale bastato sull’assunto “il più forte vince”. Un paradigma ingannatore” continua il comunicato “perché la società in cui viviamo non è un giungla dove si lotta per sopravvivere, ma una democrazia, in cui diverse identità convivono, collaborano e lavorano fianco a fianco nel reciproco riconoscimento. I principi fondamentali della Costituzione Italiana che riconoscono “tutti i cittadini uguali di fronte alla legge” sono il principio guida del lavoro di ogni agente, ma come tutti i principi per poter essere applicato efficacemente deve calato nel contesto sociale con una formazione permanente che fornisca a tutto il personale gli strumenti necessari per rimuovere gli ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini” chiude il comunicato “impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”.
(7 settembre 2022)
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