di Giovanna Di Rosa
L’appuntamento dal palcoscenico – la gente è vicina, ti applaude e tu ti lasci prendere poi ti sfugge ciò che non dovrebbe sfuggirti, perché rivelatore, e sei costretta a smentire – nell’immediato post-incontro con Salvini, quello della foto da Giulietta e Romeo de noantri, quella del “vissero felici e contenti”. E distanti.
Meloni, come già le è successo in Spagna al meeting dei neofascisti di Vox!, decide che bisogna spararla grossa e lancia il suo “Sogno un’Italia un buon docente non deve avere per forza la tessera Cgil!”, mentre noi sogneremmo una leader di governo che non provenga direttamente da quel governo che la scuola l’ha distrutta, del quale quella leader era ministro (2008-2011) e già allora lanciava slogan che tali rimanevano, perché non c’erano i mezzi – né il portafoglio – per realizzarli.
Così mentre i sondaggi la danno saldamente in testa, proprio come davano saldamente in testa Salvini in Emilia-Romagna, avanti di 12 punti e poi perse di 8; con percentuali di intenzioni di voto che doppiano la Lega (24,8% contro 12,5%, e valgono tre volte e mezzo Forza Italia ferma al 7%), Meloni sente l’irrefrenabile desiderio di esagerare (che non contiene), e spara a zero sulla Cgil – dimenticandosi il numero di tessere leghiste che stanno dentro quel sindacato. Se questa è la lideressa pre-governo, non è difficile immaginare che cosa sarà dopo, quando sarà al governo, se al governo ci andrà.
Le destre, quelle tricolore più di altre, non perdono dunque occasione per dividere l’Italia in cittadini di serie A – quelli che le votano – e in cittadini di serie B – tutti gli altri.
Nel dettaglio gli obbiettivi sono stati fino ad ora le persone LGBTI e le coppie di fatto, le donne che ricorrono all’aborto con contorno di silenzio sulle dichiarazioni talebane del sodale politico di Meloni Orbán, e quindi gli insegnanti iscritti alla Cgil: Meloni vuole un nemico al giorno. E poi parla di governo democratico.
Cos’altro ci si può aspettare da una leader così, se non un ulteriore spostamento a destra del PPE, davvero non si può dire.
(30 agosto 2022)
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