di Giancarlo Grassi
Mentre a sinistra cominciano le tracce di vita, le candidature di Ilaria Cucchi e Aboubakar Soumahoro, Cottarelli capolista del PD altra sonora sberla a Calenda oltre a quelle che si dà da solo, la destra ha inaugurato una nuova teoria riuscendo dove nemmeno i cinque stelle dei tempi migliori, quando ne inventavano una al giorno (Di Battista è rimasto lì): è la “teoria del tassapiattismo”.
E’ una teoria diretta discendente dell’economia creativa di destriste tristi memorie fatta di percentuali totalmente slegate dalla realtà che Berlusconi e Salvini si rimpallano, gettandole lì a caso ad uso propagandistico, in coerenza con famoso consiglio di Meloni che recitava evitare di promettere cose che non si possono mantenere. Obbiettivo che, se venisse compiuto, negherebbe totalmente l’esistenza e la genesi stessa di queste destre di plastica al potere perché vendono sogni ai quali gli Italiani credono, tanto poi è colpa del PD e dei governi tecnici resi necessari dalle loro incapacità a governare (vedi spread a 522,11).
Così, nonostante i buoni consigli dell’ex ministra del governo Berlusconi (2008-2011) si continuano a lanciare idee impraticabili come la flat tax al 23% anzi no meglio al 15% mentre su ciò che occorre realmente al paese – calo dell’inflazione, soluzioni alla crisi energetica, posizionamento strategico, riforme vere e reali – il silenzio è tombale. Perché la realtà e le panzane, scusate, i sogni non vanno d’accordo. E’ molto meglio raccontarla come fanno dal 1994, a un popolo di creduloni che continua a votarli.
Del resto se voi trovaste la gallina dalle uova d’ora (dicasi elettorato credulone) non lo sfruttereste fino alla morte? Andate a dargli torto. Così eccoci alla nuova teoria del tassapiattismo, naturalmente impraticabile, offerta come antipasto ad elezioni provocate – capiremo il perché – e come soluzione semplice a problemi complessi, dei quali però non si parla.
(10 agosto 2022)
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