di Daniele Santi
Se ne va Di Maio e ritorna Casalino e usa il solito linguaggio di pace: “L’aggressione contro di noi sarà un fallimento” che sembra mutuato direttamente dal linguaggio putiniano. Insomma Casalino è di nuovo vivo e sgambettante. La politica di Conte invece è sempre più zoppa. Tant’è vero che fallisce l’assalto a Draghi – decreto Kiyv passato a larga maggioranza – e se ne vanno a decine dal M5S. E’ l’ennesimo capolavoro del grillismo.
Il capolavoro arriva dopo il 110%, arriva dopo il reddito di cittadinanza, arriva dopo lo show per l’uscita da Conte da palazzo Chigi, arriva dopo tre governi con tre colori diversi e pare che Di Maio – che da queste parti non voteremmo mai, per essere chiari – arriva dopo avere cambiato idea su tutto. E la soluzione qual’è? Cercare con la disperazione degli inutili di tornare credibili ad una base inferiore del 21% (nelle intenzioni di voto) rispetto al 32,8% del 2018. Dopo Salvini abbiamo quindi un altro leader dei penultimatum: “Attenti che me ne vado, ma anche no”.
Ed ecco che diventa necessario il rumore di tuono di Casalino, perché nella propaganda tutto è necessario, ma anche basta col linguaggio guerresco che questo paese ne avrebbe fin qui. Di Maio, francamente, non ci sembra abbia aggredito nessuno, a meno di non considerare un’aggressione il sentirsi dire ciò che si pensa. E allora c’è un problema con la democrazia, e non con la presunta aggressività.
(21 giugno 2022)
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