di Vittorio Lussana
E quindi in Andalusia è venuta fuori, ancora una volta, quell’Italietta disastrosa che non vuole mai cambiare niente, che giudica sempre tutto e tutti senza conoscere un cazzo, che dilapida il patrimonio dei figli e indebita i nipoti per i decenni a venire.
E’ riemersa nuovamente quell’Italia clerico-fascista, che ha compiuto solamente disastri ovunque e dappertutto, convinta che basti mettere un criminale qualsiasi al governo e tutto si risolva in automatico, liberale quando deve mettersi una mascherina chirurgica per proteggere se stesso e il prossimo, canaglia quando c’è da farsi iniettare un vaccino. Una destra che mente sempre e spudoratamente non appena apre bocca, che si atteggia a pensiero forte per poi imboscarsi al primo piantonamento davanti all’armeria, che non gliene frega proprio un cazzo del prossimo e dei suoi problemi, poiché chiusa dentro al cesso del proprio egoismo, in cui le loro donne vogliono continuare a star sotto e allora continua a star sotto, scema, dato che ti piace tanto – trattasi evidentemente di considerazione politica, e non sessista.
Una destra statica e fatalista, che non cambia perché non vuole cambiare, perché a quasi 80 anni dal suo delirio assolutista vorrebbe riprovare a imporre la sua idea di società basata sulla dittatura militare in cui tutti debbono armarsi, perché poi a partire son sempre gli altri. Un’Italia di buffoni da caserma, che non è mai riuscita ad incidere in nulla, che a Roma ha sventrato interi quartieri per piazzare bombe e granate davanti alla Farnesina, così come sul lungomare di Pesaro. Una destra di maldestri e cazzári, incapace di andare oltre un codice binario da minus habens, che divide la società in buoni e cattivi, in ciò che si può fare e in ciò che si deve vietare. E quando sorge un problema è sempre colpa di qualcun altro. Una destra stantìa, che odia qualsiasi nuova idea, che vorrebbe una divisione statica e piatta dei ruoli tra uomo e donna, perché “l’omo ha da puzzà”, mentre la donna deve essere noiosa e dimessa, per farti scendere i coglioni sino alle caviglie con le sue mozzarelline in frigorifero e i suoi biscotti al forno, che ti fanno venire il diabete a 50 anni. Una destra disgustosa, che colpevolizza qualsiasi cosa, che vede il mondo con le lenti della pornografia più squallida e meccanicista, che conosce solamente due unici sentimenti, l’odio sociale e l’invidia verso gli altri, che concepisce la Patria come un cesso puzzolente di piscio e di merda in cui chiudersi dentro a doppia mandata.
Una destra volgare e pesante, di gente che in parte non capisce granché e, in parte, fa finta di non capire, che rappresenta da sempre la vergogna di ogni rielaborazione politica, poiché incapace di darsi una colonna vertebrale filosofica per appoggiarsi sempre e solamente a un unico metodo: quello di punire e vietare, di impedire al singolo individuo qualsiasi cosa, perché tanto gli illiberali e gli ideologizzati sono sempre gli altri.
Eccola qui la vostra destra del Terzo Millennio: uguale e identica a quella del secondo, che concepisce l’identità come una forma di nanismo fermo alla masturbazione dei 17enni e non si schioda più da lì, perché il tempo non esiste, lo spazio non esiste, anche contro ogni evidenza, anche se gli spieghi che nel medioevo ci si vestiva in un modo, nel ‘600 in un altro e nel ‘700 in altro ancora. Ecco perché, alla fine, gli stilisti sono tutti gay e di sinistra: perché è gente che vorrebbe creare, che vorrebbe osare, che non può far altro che odiare una società immobile, in cui basta una divisa militare per vestirsi e uscire di casa. Una destra che fa sempre tutto facile, che risolve ogni problema con le scorciatoie e le raccomandazioni, le quali una volta erano autentiche segnalazioni di valore professionale, mentre oggi sono diventate la normalità, rigenerando sempre la stessa, identica, medesima, confusione, totalmente incapace di risolvere qualsiasi cosa. Una destra che non serve a niente e a nessuno, che replica un nazionalismo che va da Mussolini a Franco in un mondo che ha sempre e regolarmente dimostrato che le guerre puoi anche farle in nome di Dio, della Patria o della Famiglia, ma che poi, alla fine, puoi solamente perderle, anche quando sei convinto di averle vinte, aggirandoti come un pigmeo gigante in mezzo alle tue stesse rovine.
E adesso votatevela questa vostra bella destra, carissimi italiani, che pensate solamente al vostro portafoglio puzzolente. Basta però che, alla fine, non veniate a chiederci, come al solito, di dover rimettere a posto ciò che voi stessi avete distrutto. Sia ben chiaro: chi rompe, paga. E i cocci sono suoi.
(16 giugno 2022)
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