di Giovanna Di Rosa
Succede che ci siano destre, come quelle italiane, che si impiccano da sole e nonostante la loro palese incapacità politica, nostalgica e legata piedi, mani e coglioni, ad un passato più disastroso del presente, da lì non riescano a schiodarsi e nonostante tutto riescano a mantenere in vita uno zoccolo duro di reazionari creduloni, perennemente alla ricerca dell’uomo forte. O della uoma urlante.
Così mentre i referendum hanno veleggiato attorno a percentuali a due cifre abbondantemente sotto il 25%, con le comunali che hanno visto una delle percentuali più basse della loro storia, scopriamo che ci stanno riuscendo a fare desistere gli Italiani dal partecipare alla democrazia partecipata e gli Italiani ci stanno cadendo. Pessimo segno.
Non avendo ancora a disposizione gli exit-poll e non commentando mai da questa redazione gli exit poll prima della prima proiezione (è l’articolo delle ridondanze) non ci avventureremo su questo terreno fino a dopo le 14 del 13 giugno. Ci limitiamo a ricordare che Salvini sta viaggiando pericolosamente sul filo del rasoio e, con o senza un buon risultato elettorale, dovrà fare i conti con Fedriga, Giorgetti e Zaia che lo hanno convocato per farci due chiacchiere insieme. A brutto grugno, diceva la nonna.
Ricordiamo altresì che i referendum sono stati vergognosamente cancellati dall’agenda politica che si sta esprimendo, al pari dei social che tanto usa, grazie ad un codice binario che si esprime su “sì” o “no” mettendo da parte il ragionamento, e che ha scientemente derubricato il quesito sulla cannabis, ad esempio, in un esercizio di ipocrisia tutta italiana di cui i cittadini di questo paese, politici inclusi, sono insieme causa ed effetto. Vedremo dalle 14 del 13 giugno quali saranno i terremoti possibili nel posto referendum ed amministrative.
(12 giugno 2022)
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