di Lorenza Morello
Tra le tante attitudini nostrane e nazional popolari è inglorioso annoverare solo l’oblio collettivo che ci coglie durante i mondiali di calcio (anche se parlare della nostra Nazionale oggi è particolarmente penoso), ma altresì il grande spolvero di bandiere e bande che invadono le nostre strade nelle nostrane ricorrenze tipo, appunto, quella del 2 giugno.
Mi si perdonerà il tono sarcastico ma, poiché il perbenismo non mi si confà, trovo davvero inopportuno continuare a celebrare un qualcosa che non è più. Perché, laddove è vero che 76 anni fa gli Italiani sceglievano per voto plebiscitario il passaggio tra Monarchia e repubblica, è parimenti vero che oggi, 2 giugno 2022, i dettami dei padri costituenti possono dirsi in gran parte lettera morta.
Perché l’Italia, fondata sul lavoro come vorrebbe il nostro articolo 1, vive una crisi profonda e questa in larga parte è da imputarsi solo e soltanto al malgoverno che da troppi anni la affligge; perché il tessuto sociale è pericolosamente spaccato e non c’è un solo tema in cui l’Italia possa dirsi unita; perché i nostri giovani vivono un deficit dell’istruzione che pagheremo per le prossime generazioni (essendo peraltro la nostra attuale società già pesantemente gravata dal fardello dell’analfabetismo funzionale), ma ancora di più perché da oltre due anni c’è stata una pericolosa sospensione delle libertà fondamentali a tutto danno di quelle libertà per le quali i Padri fondatori si sono a lungo battuti. Perché non può dirsi democrazia quelli stato che condiziona l’esercizio dei diritti fondamentali ad alcunché, figuriamoci poi a scelte governative che non sono nemmeno passate per il vaglio delle Camere o della Consulta. Perché non può dirsi democrazia quelli Stato dove studiare, accedere alle cure, lavorare, riscuotere la pensione ecc è un diritto condizionato. Perché non si può dire “viva la Repubblica” in un paese dove chiunque voglia manifestare un’idea contraria a quella dei capi popolo viene manganellato per strada, siano essi portuali, studenti o oggi i pescatori.
No, non c’è nulla da festeggiare oggi. Semmai sarebbe il momento, da parte dei Governi che si sono succeduti, di chiedere scusa ai padri costituenti per aver tradito il patto costituzionale e invertire la rotta. Oppure avere il coraggio delle proprie azioni ed espungere “democrazia” dalla definizione della forma di governo dello stato Italiano.
(2 giugno 2022)
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