di Giovanna Di Rosa
La stampa nazionalista russa si è impossessata dell’ennesima boutade elettorale di Salvini che doveva andare in Russia per la pace “anche a piedi”, per puntare il dito contro l’Italia che “costringe Salvini” a rinunciare al viaggio e facendone una specie di eroe nazionale a rovescio. Non sorprende tanto questo, quanto che in Italia c’è chi manifesta stupore sulle ragioni della celebrazione.
Naturalmente la Lega, con ampia copertura mediatica, ospitata generosamente dalle reti nazionali, dopo le dichiarazione di alti funzionari che davano per certo che Putin avrebbe ricevuto Salvini, ha prontamente alzato gli scudi: ci vogliono mettere in mezzo, non siamo filo-russi è che ci disegnano così, vogliono mettere in mezzo Salvini, vogliono dividere l’Italia (e questo è certo, come se Salvini non avesse suggerito in qualche modo di essere dalla parte di Putin quando sperava che “i russi rieleggano il presidente Putin, uno dei migliori uomini politici della nostra epoca, e che tutti rispettino il voto democratico dei cittadini”, era marzo 2018, ne scrive anche Linkiesta).
Il Corriere riferisce del titolo di Moskovskij Komsomolets: “Salvini è stato costretto a rinunciare al suo viaggio”, insomma un martire; parliamo di uno dei quotidiani più diffusi della Federazione russa, nazionalista, controllato indirettamente dal Cremlino, cinque milioni di visualizzazioni quotidiane in patria. Il quotidiano è diretto da tal Pavel Gusev, dal 1992 – riferisce ancora il Corriere – è proprietario e editore della holding MK ed è, guarda guarda, capo della Sezione informazione e media che riferisce direttamente a Vladimir Putin. Un neutrale frequentatore del Cremlino, diciamo.
Salvini da parte sua gioca al martire come se ci credesse mentre dalla Russia celebrano “Il Capitano”, così pare venga chiamato in alcuni passaggi degli articoli che lo riguardano, e continua ad agitarsi nelle sabbie mobili politiche che si è creato da solo, e sappiamo che nelle sabbie mobili più ci si agita più si affonda, e non sappiamo se venga reso edotto delle parole di lode dei media russi come Regnum, un milione di lettori nostalgici di Vladimir Zhirinovskij al giorno, che lo ha eletto ad oggetto di culto e, scrive ancora il Corriere, ne riporta le dichiarazioni quotidianamente (“Fama, infamia che importa. Sarò ricordato” , scriveva Shakespeare). In Italia la situazione è meno fluida: Salvini si è giocato tre quarti del partito, la fiducia del Governo, con la Farnesina è gelo, Draghi mostra l’aplomb dei furiosi e sono incazzati neri persino in Vaticano, tirati in ballo – parrebbe – per il gusto di aprire la bocca e dare fiato.
(31 maggio 2022)
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