14.9 C
Roma
14.8 C
Milano
Roma
cielo sereno
14.9 ° C
15.6 °
13.8 °
62 %
1.5kmh
0 %
Mer
23 °
Gio
16 °
Ven
16 °
Sab
19 °
Dom
13 °

POLITICA

Pubblicità

ALTRA POLITICA

Pubblicità

ESTERI

Pubblicità
HomePoliticaItaliaQuando i dati svelano il pregiudizio contro il Sud, l'equità territoriale è...

Quando i dati svelano il pregiudizio contro il Sud, l’equità territoriale è l’unica soluzione

Pubblicità
GAIAITALIA.COM NOTIZIE anche su TELEGRAMIscrivetevi al nostro Canale Telegram
GAIAITALIA.COM NOTIZIE su WHATSAPPIscrivetevi al nostro Canale WHATSAPP

di Massimo Mastruzzo*

In principio fu la legge 42 del 2009 sul federalismo fiscale con primo firmatario il leghista Calderoli. Il federalismo fiscale prevedeva di superare il criterio della spesa storica, che funzionava così – tanto spendi tanto ti viene dato dallo Stato.
Nella convinzione, alimentata dall’assurdo pregiudizio nazionale, che il sud ricevesse più del dovuto, fu avviata una ricerca sulla redistribuzione della spesa storica affinché venisse sostituita con il fabbisogno standard, i LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni), soldi che lo stato dovrebbe destinare nella stessa quota di spesa pubblica pro capite in tutte le regioni d’Italia.

Lo Stato avrebbe dovuto stabilire quali sono i servizi essenziali a cui ha diritto un cittadino su tutto il territorio italiano, e per evitare sprechi di decide di calcolare il costo corretto di questi servizi, ovvero il fabbisogno standard che dovrebbe essere finanziato integralmente. Ma i livelli essenziali delle prestazioni non sono mai stati attuati. Il Motivo? I dati sulla ricerca della redistribuzione della spesa storica furono scioccanti.

A fare questa scoperta fu proprio lo stesso Giancarlo Giorgetti, oggi ricopre il ruolo di ministro dello sviluppo economico, ma dal 2013 al 2018 fu presidente della bicamerale per il federalismo fiscale, che nel leggere i dati richiesti ricevuti dal ministero dell’Economia sulla redistribuzione dei fondi, e rendendosi conto dell’assurda incostituzionalità di quanto quelle cifre stessero denunciando, dichiarò: “Visto che i dati al 100%, come previsto dalla legge, probabilmente potrebbero essere scioccanti, magari ce li fate aver in modo riservato o facciamo una seduta segreta come avviene in commissione antimafia”. Disse anche, al link in alto, di non ricordare “questa roba qua”.

OTTOCENTOQUARANTA MILIARDI DI EURO

Stando a quanto rivelato dai dati  Eurispes, la somma sottratta al Sud a partire dal 2000 e fino al 2017 è pari a 840miliardi. Secondo il suo presidente, Gian Maria Fara, “sulla questione meridionale, dall’Unità d’Italia ad oggi, si sono consumate le più spudorate menzogne”. Questo Rapporto annuale di Eurispes, l’Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali degli italiani, scardina infatti un pregiudizio diffuso ma smentito dai dati. Confermerebbe infatti, e per la prima volta in maniera ufficiale l’esistenza, da decenni, di politiche discriminatorie dello Stato, a svantaggio del Sud: dal 2000 e fino al 2017 quarantasette miliardi ogni anno. Cifre mostruose, contenute in un Rapporto che non ha trovato un’adeguata eco sui mass media, in un momento in cui, per assurdo, alcune Regioni tra le più ricche oggi chiedono pure l’autonomia differenziata.

RAPPORTO SVIMEZ 2019

Al Sud spesa sanitaria inferiore del 25% rispetto al Centro-Nord ”La spesa sanitaria pro capite è di circa 1.800 euro in Italia nel 2016 e di 2.800 nella media UE a 15. Consistente il divario interno al nostro Paese: 1.600 euro nel Mezzogiorno e 2.000 euro nel Centro-Nord, il 25%”. È quanto evidenzia il Rapporto Svimez 2019. La quantità e qualità dei servizi sociali nel Mezzogiorno risultano ancora decisamente inferiori a quelle del resto del Paese. Questo spiega l’elevato tasso di emigrazione ospedaliera verso le regioni del Centro-Nord.

“SE FAI PARTIRE UN SOLO TRENO DA GIOIA TAURO TI CACCIO!”

Seconda metà degli Anni Novanta. Non è passato molto tempo da quando a Palazzo Chigi (1994) è stato sottoscritto l’Accordo di Programma che, nei piani, dovrebbe affiancare all’investimento privato una serie di interventi pubblici indispensabili per assicurare la polifunzionalità della megastruttura. E’ chiaro a tutti, infatti, che un porto di dimensioni gigantesche al centro del Mediterraneo non può vivere di solo transhipment, ma ha bisogno di avere attorno un sistema complesso, a cominciare dai collegamenti viari, ferroviari e autostradali. Ma tutti gli impegni, uno dopo l’altro, vengono traditi. E quella telefonata del ministro dei Trasporti Claudio Burlando (all’epoca Pds), all’allora presidente delle Ferrovie dello Stato, Lorenzo Necci, che la rivelerà dopo essere caduto in disgrazia. Necci è la madre di tutti i tradimenti: Burlando, ministro della Repubblica Italiana (tutta), è genovese, difendeva il porto della sua città, ma da ministro che danneggiava la Calabria per favorire la sua regione.

Più recente è la vicenda del ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli (Pd) nel Governo Conte bis e della conferma dell’ammiraglio Andrea Agostinelli al vertice dell’Autorità portuale di Gioia Tauro.

NEL 2020 AL SUD IL 20%

Venendo a dati più recenti che rispecchiano il metodo consolidato di incostituzionale disomogeneità territoriale governativa, che ha portato l’Italia sul gradino più alto della mancata coesione sociale dove il trofeo è stata la fetta di torta più grande del PNRR. Il Sole 24 Ore ha pubblicato il riparto per regione degli incentivi pubblici assegnati nel 2020 i quali tra agevolazioni e sostegno agli investimenti superano i 17 miliardi di euro. Il Mezzogiorno ha ricevuto il 20% scarso. Cioè meno non solo della popolazione (34%) ma persino della quota di imposte versate (23%). Probabilmente tutti questi numeri, che confermano incontestabili report precedenti, non faranno cambiare idea a chi verso il Sud ha un pregiudizio nazionale di comodo, ma fare il gioco delle tre scimmiette non servirà a fermare l’inevitabile declino nazionale di una nazione con un’economia estremamente duale.

EQUITÀ TERRITORIALE UN’ESIGENZA CHE DA NORD A SUD NON È PIÙ RIMANDABILE 

Sappiamo che un’autostrada o una ferrovia è più utile costruirla in un territorio che ne è carente, l’articolo 3 della Costituzione d’altronde lo prevede. Così come siamo consapevoli che lo sviluppo di nuove infrastrutture sono pilastri fondamentali delle strategie di ripartenza e di rilancio delle economie di tutti i paesi:

  • gli investimenti nelle infrastrutture creano nel breve termine nuovi posti di lavoro e muovono l’economia dell’indotto diretto e indiretto, mentre nel lungo periodo sono in grado di aumentare la competitività del sistema paese, migliorando e rendendo più veloci gli spostamenti di beni e persone all’interno e all’esterno dei confini nazionali e dando impulso alle attività di Import – Export.

Gli economisti generalmente ritengono che la spesa per le infrastrutture abbia un significativo “effetto moltiplicatore”: ogni unità di moneta spesa in infrastrutture genera un ritorno economico superiore in termini di aumento del Prodotto interno lordo (Pil) e dell’occupazione. L’effetto moltiplicatore è particolarmente efficace se le infrastrutture vengono realizzate nei territori dove sono carenti. È palese che il territorio nazionale italiano dove le infrastrutture sono particolarmente carenti sia il Mezzogiorno, e, ad esempio, leggiamo che gli economisti Alberto Quadrio Curzio e Marco Fortis nel loro libro “L’economia reale del Mezzogiorno” sostengono che se l’Italia scommettesse sullo sviluppo industriale del sud nel giro di pochi anni diventerebbe economicamente più forte della Francia e della Germania, arrivando addirittura ad essere il primo in Europa con il sud sviluppato ai livelli di alcune aree del nord, sostanzialmente che far crescere il sud sarebbe un affare per l’Italia intera.

L’ interdipendenza economica, appunto, citata pochi giorni fa dal presidente della Camera Roberto Fico, che ricopre una particolare attenzione nel concetto politico del M24A-ET, Movimento per l’Equità Territoriale. Come si evince dallo studio realizzato da SRM (Centro Studi – collegato al Gruppo Intesa San Paolo – che ha sede a Napoli e realizza i suoi studi con una visione euro-mediterranea) in collaborazione con Prometeia (azienda di consulenza, sviluppo software e ricerca economica con sede a Bologna e Milano) sull’interdipendenza economico-produttiva tra Sud e Centro-Nord in Italia, per ogni 100 euro di investimenti effettuati al Sud si verifica un «effetto dispersione» a beneficio del Centro-Nord pari a 40,9 euro. Un effetto di peso diverso, invece, si registra nel caso opposto dove per ogni 100 euro investiti al Centro-Nord si verifica un «effetto dispersione» a beneficio del Mezzogiorno pari a 4,7 euro.

Tale «effetto dispersione» è un indice negativo per il Mezzogiorno, in quanto evidenzia come il Sud Italia non sia in grado di internalizzare gli effetti degli investimenti. Spostando l’attenzione sul «sistema paese», invece, un investimento effettuato al Sud ha una ricaduta positiva sul resto della Nazione, alimentandone la domanda. L’Unione europea, infatti, considera fondamentale e necessaria la collaborazione tra diverse regioni e/o aree di ogni Stato membro, proprio perché vengono apportati benefici non solo alla zona interessata, ma anche a tutto il paese e, di conseguenza, a tutto il sistema UE.

*Segretaria nazionale M24A-ET
Movimento per l’Equità Territoriale

 

 

(27 maggio 2022)

©gaiaitalia.com 2022 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 

 

 



Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)

Torino
cielo coperto
9.7 ° C
11.2 °
9.3 °
92 %
1.5kmh
100 %
Mer
13 °
Gio
10 °
Ven
10 °
Sab
8 °
Dom
8 °
Pubblicità

LEGGI ANCHE