di Giancarlo Grassi
Aperte le urne in Ungheria, dove si parla già di brogli e di pacchi di schede bruciate nelle regioni della Romania che votano per le elezioni ungheresi, Viktor Orbán punta al quarto mandato, e diventerebbe così il premier più longevo della Ue – per la felicità dei compagni di sovranismo illiberale, ora in pausa-guerra, Salvini e Meloni.
Viktor Orbán ha detto, con una dichiarazione politica [sic] che è tutta un programma, nella giornata pre-elettorale: “Di fronte a dio non devo rispondere per il popolo dell’Ucraina, ma dell’Ungheria”, che lui orgogliosamente chiama “democrazia illiberale”.
Non sappiamo se “di fronte a dio” debba rispondere anche delle libertà individuali annullate, dei quotidiani chiusi, dei giornalisti imbavagliati quando non incarcerati e della sua personale vicinanza politica con il tiranno invasore che sta devastando l’Ucraina. Di programmi politici, a parte quello di restare al potere, non abbiamo avuto notizia. Ma non vuol dire che non ci siano. E noi non maneggiamo l’ungherese. Lingua difficilissima. Da ignoranti come siamo ci limitiamo a vedere ciò che certo potenti infantili [cit] fanno. Che è sempre assai peggio di ciò che dicono.
(3 aprile 2022)
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