di Giovanna Di Rosa
Meloni è infervorata dai sondaggi che la danno in ascesa grazie alla discesa del suo alleato, e ci sarebbe quindi poco da infervorarsi, e prende un abbaglio. Non è il primo e non sarà l’ultimo. L’abbaglio la porta a scatenarsi contro il governo Draghi in un video che sbraita di green pass obbligatorio fino al 2025 e a “parlare di follia”.
Mentre aspettiamo che si esprima nella stessa maniera rispetto alle operazioni in corso nell’Europa filo-illiberale che da un lato condanna Putin e dall’altro non se ne libera, vediamo a cosa è dovuto l’abbaglio furioso della leaderessa, e prendiamo in prestito l’articolo di Repubblica che approfondisce la questione.
“In caso di somministrazione della dose di richiamo” scrive il quotidiano “successiva al ciclo vaccinale primario, la certificazione verde Covid-19 ha una validità tecnica, collegata alla scadenza del sigillo elettronico qualificato, al massimo di cinquecentoquaranta giorni. Prima di detta scadenza, senza necessità di ulteriori dosi di richiamo, la PN-DGC emette una nuova certificazione verde Covid-19 con validità tecnica di ulteriori cinquecentoquaranta giorni, dandone comunicazione all’intestatario”. Repubblica cita poi il ministero della Salute parlando di “aggiornamento tecnico che garantisce una durata lunga a chi ha fatto tutte le dosi, richiamo compreso, senza dover rivedere la norma ogni sei mesi. Al momento infatti il Green Pass, parallelamente all’affievolirsi della pandemia e nonostante il rialzo di casi degli ultimi giorni, è in dismissione. La proroga tecnica insomma non è necessariamente collegata a una proproga del suo uso. Anzi. Cosa poi accadrà in autunno, con il Certificato e con eventuali richiami annuali del vaccino, è ancora presto per stabilirlo in maniera definitiva. E non è detto che si decida di applicare la stessa soluzione. Dipende anche da cosa stabilirà l’Unione europea”.
Per ora dunque, video propagandistici a parte, come se non fosse sufficiente ciò che si vede a destra di Meloni in quanto a propaganda, i fatti sono questi – e per non essere smentiti dopo avere citato Repubblica citiamo anche il Corriere.
Dal 1 aprile non sarà più obbligatorio mostrare il green pass per sedersi ai tavoli di un bar o di un ristorante all’aperto. Dal primo maggio si potrà entrare al ristorante senza più l’obbligo di mostrare il green pass rafforzato, che si ottiene solo con il vaccino e con la guarigione. Il giorno della Festa dei lavoratori segnerà anche il «liberi tutti» per consumare il caffè al bancone del bar. Fine dell’imposizione anche per le mense e per le attività di catering continuativo. Alberghi, relais e strutture ricettive di ogni tipo saranno accessibili dal primo aprile senza obbligo di mostrare il green pass rafforzato. Dal 1 aprile non ci sarà più l’obbligo di super green pass (vaccinati e guariti) anche per i musei, le mostre e i luoghi della cultura anche al chiuso. Per convegni e congressi Green pass obbligatorio fino al 30 aprile, dal 1 maggio si potrà accedere senza certificato. La norma vale anche per i corsi di formazione, i centri culturali e i concorsi pubblici”.
La narrativa di Meloni era invece un’altra: “Nel bel mezzo di una guerra e di una crisi economica, il governo vara un decreto del presidente del Consiglio, senza dibattito parlamentare per prorogare il Green pass di 18 mesi, prorogabile di altri 18, fino quindi a gennaio 2025”, tuonava il video. Dettato da un abbaglio. Uno dei tanti. E, tanto per cambiare, usato a fini di propaganda come se non vedessimo i disastri che la propaganda sta facendo nell’Est dell’Europa.
(15 marzo 2022)
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