di Daniele Santi
Cambiare tutto perché non cambi niente, tanto per (non) cambiare, ed è davvero triste dover essere d’accordo con l’affermazione di Meloni che dice “Non ci credo” – certo è che lei vuole andare a votare convinta com’è di stravincere (ma lei voleva rimanere l’unica all’opposizione e c’è riuscita). Ora tocca solo che i ministri giurino su “Il gattopardo” di Tomasi di Lampedusa anziché sulla Costituzione (con tutto il rispetto che abbiamo per la Costituzione).
Salvini si autoassolve, ma ne parleremo in altra sede, Enrico Letta ha deciso di vincere facile e Matteo Renzi non si è potuto risparmiare il suo “Meno male che Sergio c’è”. Tutto avviene dopo una settimana di tira e molla, figure patetiche, un paese che ride come non ha mai riso prima, il centrodestra si è sfasciato, Salvini è fritto e anche Berlusconi non si sente molto bene. Ora manca soltanto una legge elettorale proporzionale e Draghi rimarrà a Palazzo Chigi a vita.
Una classe politica di impresentabili si affida per l’ennesima volta alle poche figure degne di rispetto che vengono da fuori l’arco dei partiti. Ciò che è certo è che Mario Draghi tornerà in Consiglio dei Ministri con il coltello tra i denti.
(29 gennaio 2022)
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