di Giancarlo Grassi
“Non si sono fatti nomi”, ha detto Conte. In realtà alcuni si sono fatti: quelli sgraditi. E’ quanto reso noto sull’incontro tenutosi tra Giuseppe Conte e Salvini sull’elezione del presidente della Repubblica. I rapporti tra i due non sono dei migliori, per dirla eufemisticamente, da quando il leader leghista si suicidò in diretta da un mojito in quel della Riviera Romagnola e Conte, che sembrava l’ultimo degli ultimi, decise di farlo fuori.
Continua dunque il pressing per l’accordo sul Quirinale con le Destre tanto impegnate a mostrarsi muscolari nei numeri (che non hanno) da dimenticarsi della politica, che è quell’arte grazie alla quale si fanno accordi che poi, possibilmente, si rispettano. Dunque sarebbe il momento, a tre giorni dalla prima chiama, che Salvini riuscisse a dimostrare di essere il Capo non solo nei numeri (che non ha), ma anche nella politica. E prendere atto del “No” pentastellato a Casellati e Moratti.
Ecco, per ora, come vanno le cose dentro le Destre che hanno un unico signore e padrone che governa il teatrino: quel Silvio Berlusconi che non avrà mai i voti per il Quirinale, ma non scioglie la riserva e, conservatore tra i conservatori, si appresterebbe a votare Mattarella per un secondo bandato in sfregio a tutti i NO, già pronunciati dall’inquilino del Quirinale. Dai due gemelli-coltelli di FdI e Lega proclami pubblici ma in soldoni nemmeno un passo avanti se Berlusconi non vuole. Piaccia o no ai gemelli-coltelli, toccherà trattare e mettere da parte l’ennesima leggenda metropolitana che vuole le Destre avere il diritto di maggioranza per reclamare il presidente della Repubblica. Affermazione fuori da ogni logica politica e, tanto per cambiare, fuori dalla Costituzione.
(21 gennaio 2022)
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