di Daniele Santi
Abbiamo assistito al programma “Di Martedì” su La7 lo scorso 19 gennaio, curiosamente rimanendo stupiti da ciò che credevamo non ci avrebbe mai stupito. Nel corso della trasmissione è successo l’inimmaginabile: Alessandro Di Battista, vuoi per la coerenza che comunque – per quanto discutibili possano essere le sue idee, per quanto insopportabile il suo atteggiamento si possa trovare, per quanto il suo voler essere altro da tutto e da tutti possa risultare intollerabile – riesce a manifestare, vuoi per la pochezza del resto degli ospiti, svettava per la chiara e spudoratamente violenta franchezza con la quale le sbatteva nei denti ai suoi interlocutori.
Principe degli avversari di Di Battista l’altro Alessandro, quello Sallusti che è diventato la faccia gentile dell’orrido berlusconismo, abbastanza lucido da non tagliarsi le palle da solo dichiarando che il Silvio diventerà presidente della Repubblica (perché non siano tutti sgarbi in questo paese) che recitava il mantra già recitato poco prima da Stefano Zurlo ospite di Lilli Gruber, mantra consistente nel celebrare il Silvio, raccontando che da trent’anni tutti gli danno addosso e celebrando gli stipendi che il capo puntualmente paga. Tra gli stipendiati del Capo anche il Sallusti e lo Zurlo, e lo sono per professionalità (per quanto discutibile da tutti i punti di vista, secondo il nostro umile punto di vista) e non per altre ragioni.
Dunque in questa Italia di poverini che più lo sono più stanno in televisione a raccontarcela, a noi poveri scemi, siamo arrivati al punto in cui persino una persona ordinaria come Di Battista, che è secondo noi un mediocre politico, un reporter del quale non si sentiva il bisogno e uno scrittore con limiti oggettivi, svetta per coerenza e convinzione di fronte a una serie di locutori asserviti al potente di turno cantandole chiare su Berlusconi senza paura e senza battere ciglio. Chapeau.
Se poi volessimo proprio andare avanti potremmo citare le inutili trappole lanciate da Sallusti a Dibba tirando in ballo i guai giudiziari di Beppe Grillo con uno stranamente paziente Di Battista a rispondere sempre nello stesso modo: “Io dal M5S sono uscito”.
(19 gennaio 2022)
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