di Massimo Mastruzzo*
Il ministro Roberto Cingolani vuole andarsene dal ministero della Transizione ecologica. Visto quanto, e come, fatto, potrebbe essere la sua mossa migliore, anche perché tra la guerra all’auto elettrica, allo sdoganamento del nucleare, alla messa al palo delle rinnovabili, la sua opera di “transizione ecologica” , fatta così, la potevo fare pure io.
Cingolani, alla faccia del concetto stesso di transizione (Passaggio da una situazione a un’altra, passare da un modo di essere o di vivere a un altro) sostiene che: “I referendum hanno vietato tecnologie di trent’anni e dieci anni fa. Se ci sono nuove tecnologie, e ci dovessero dire che sono buone, potrebbe valere la pena di farsi qualche domanda?”.
E si, caro Ministro, che ne vale la pena, anche perché in realtà le risposte già ci sono e puntano in una direzione ben chiara: non sarà il nucleare a tirarci fuori dalla crisi climatica, e per buona pace di Salvini, non è proponendo una centrale nucleare che si risolve il problema del caro bollette. (come non lo è quella di costruire muri… ma questa è la storia di un’altra brillante intuizione).
Così mentre Germania, Spagna, Austria e molti altri Stati europei, decidono per l’uscita dal nucleare, Cingolani apre il dibattito sul nucleare nel nostro Paese, trovando, guarda caso, immediatamente il consenso di Salvini che coglie la palla al balzo e (ri)propone il referendum: “L’Italia non può stare ferma, la Lega è pronta anche a raccogliere le firme per un referendum che porti il nostro Paese in un futuro energetico indipendente, sicuro e pulito“. Di fatto, si fa ricorso a proposte vecchie e sbagliate per risolvere il problema del caro energia, facendo finta di non sapere che si farebbe un grande favore al forte indebitamento dell’industria nuclearista francese.
Salvini, che probabilmente ha dimenticato che ancora non è stata conclusa la procedura per individuare il sito unico delle scorie prodotte in passato, prima di proporre un nuovo referendum dovrebbe dire agli italiani in quali territori intenderebbe insediare le centrali nucleari ed eventualmente in quali regioni portare le scorie radioattive.
Dopodiché Salvini, e ancor di più Cingolani dovrebbero sapere che per allestire e avviare una nuova centrale tradizionale servono dai 5 ai 10 anni, con costi di realizzazione e mantenimento enormi che, uniti a quelli di smaltimento delle scorie, fanno schizzare talmente tanto il prezzo dell’energia atomica, che in molti casi, è stato calcolato che nella migliore delle ipotesi un impianto nucleare riuscirà appena a rientrare nei costi.
Certo, i vari Salvini e Cingolani promotori del ritorno al nucleare, rispondono prontamente che loro in realtà fanno riferimento al nucleare di nuova generazione (il cosiddetto “nucleare di IV generazione”). Reattori che rappresentano sicuramente dei passi in avanti significativi, che però rimangono comunque ben lontani dal poter considerare questa tecnologia sostenibile: senza contare i costi di smaltimento delle scorie, anche in questo caso il costo dell’energia prodotta risulta al momento altissimo (si aggirerebbe intorno agli 82 dollari a MWh, contro i 150 dollari per Megawattora del “nucleare tradizionale” con, per capirci, il solare e l’eolico che si assestano attorno ai 40).
Quando dico che l’opera di “transizione ecologica”, fatta così da cingolani, la potevo fare pure io, lo dico perchè questi dati sui costi, sia del nucleare tradizionale che di nuova generazione, si possono recuperare tranquillamente da riviste e pubblicazioni online specializzate. Studi dove si può inoltre osservare che, anche per il nucleare di nuova generazione, le emissioni legate all’estrazione e alla raffinazione dell’uranio necessario ad alimentare i reattori, si stima comportino produzione media di circa 60 grammi di CO2-equivalente per Kilowattora, con picchi superiori ai 100 grammi, quota dunque superiore sia all’eolico (11 grammi) che al solare (50 grammi).
Mentre per quanto riguarda Salvini, esperto nell’uso del marketing comunicativo del terrore, gli viene facile agitare lo spettro del caro bollette che, a detta del leader leghista, si abbatterebbe tramite la costruzione di centrali nucleari.
La realtà è che la vera sfida di questa epoca non è trovare il modo di rendere sostenibile questo sistema produttivo (che di fatto si è dimostrato insostenibile), magari con l’idea che si possa sostituire il fossile con il nucleare, quanto piuttosto modificare strutturalmente questo sistema affinché non richieda quantitativi forsennati di energia per funzionare.
*Direttivo nazionale M24A-ET Movimento per l’Equità Territoriale
(2 gennaio 2022)
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