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Vaccinazione dei bambini: perché è giusto farla #giustappunto di Vittorio Lussana

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di Vittorio Lussana, #Giustappunto

Il 25 novembre scorso, l’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha approvato il vaccino prodotto dalla Pfizer contro il Covid 19 per la fascia d’età tra i 5 e gli 11 anni. Ciò in quanto la circolazione del virus sta virando, sempre più spesso, tra le fasce più basse della popolazione attualmente non vaccinata. Un dato confermato anche dal rapporto dell’Istituto superiore di sanità del 24 novembre scorso, che parla distintamente di “forte aumento dell’incidenza di contagio nella fascia di età tra i 6 e gli 11 anni”. E, aggiungiamo noi, anche la fascia adolescenziale, quella cioè che arriva fino ai 18 anni di età, sta cominciando a mostrare un aumento del tasso di contagio: tra i 150 e i 200 casi ogni 100 mila abitanti.

Nelle prime fasi della pandemia, l’attenzione di medici e virologi si era concentrata soprattutto sulle persone anziane, in cui la mortalità da Sars-CoV 2 si era dimostrata particolarmente alta. Ciò ha creato la falsa impressione che il virus circolasse senza grossi danni tra i bambini, fino a ipotizzare che si potesse contenere la pandemia semplicemente curando e, in seguito, vaccinando, soprattutto le persone dai 50 anni in su.

Al contrario, la mortalità per Covid 19, pur essendo bassa nei bambini, non è così insignificante: secondo un rapporto dei Centers for disease control (Cdc), negli Stati Uniti il SarsCoV 2 è diventato, nel corso di questi ultimi due anni, la sesta causa di morte nella fascia d’età tra i 5 e gli 11 anni. E anche i dati del nostro Istituto superiore di sanità dello scorso 24 novembre 2021, hanno segnalato una ventina di decessi tra i minori di 12 anni.

Oltre a ciò, il Covid 19 può causare complicazioni alquanto serie anche in quei bambini che superano felicemente l’infezione. In particolare, uno dei principali strascichi è la Mis-C: un’infiammazione che può causare sintomi gastrointestinali, meningite, encefaliti e miocardite. È una patologia che può avere un decorso anche serio, fino a richiedere il ricovero in terapia intensiva. Inoltre, in una minoranza di casi si possono avere conseguenze permanenti, come gli aneurismi delle coronarie o altre alterazioni dei vasi sanguigni che, lungo il corso degli anni, possono sorprendere pericolosamente, o addirittura rivelarsi letali.

Insomma, siamo di fronte a una serie di conseguenze a lungo termine del Covid 19: il cosiddetto long Covid. Esso può colpire oltre il 10% dei bambini che hanno superato la patologia, causando sintomi anche 6 mesi dopo la fase acuta. Oltre a ciò, bisogna tener conto dei danni indiretti causati dal Covid per le varie interruzioni dell’attività scolastica ogni volta che si ammalano o che, involontariamente, fanno ammalare i propri compagni di scuola. La vaccinazione è il solo mezzo che può consentire un ciclo scolastico regolare. 

E qui si giunge al punto nodale: quello dell’efficacia. Stando ai dati attualmente disponibili sui bimbi sotto ai 12 anni, forniti dalla Pfizer, il vaccino funziona nel 90% dei casi nella fascia tra 5 e 11 anni. Si tratta di uno studio clinico interno, condotto su 2.268 bambini e pubblicato il 9 novembre 2021. Tuttavia, nell’età infantile può bastare la somministrazione di un terzo della dose di vaccino: un dosaggio ridotto, che sembra mitigare di molto il rischio di effetti collaterali e può bastare a immunizzare i ragazzini come gli adulti. Anche Moderna, casa farmaceutica produttrice dell’altro vaccino a Rna messaggero, assicura che, per i pazienti in età pediatrica, una mezza dose possa bastare a garantire l’immunizzazione.

Nelle ricerche effettuate in questi mesi, né Pfizer, né Moderna hanno riportato effetti collaterali. In particolare, lo studio della Pfizer afferma, nero su bianco, di non aver riscontrato nessun caso di miocardite, uno degli effetti avversi più gravi capitati in alcuni giovani vaccinati. Ciò non significa che tale rischio non esista, bensì che siamo di fronte a probabilità molto basse. Negli adolescenti tra i 12 e i 17 anni, infatti, le miocarditi sono state riscontrate solo in un caso ogni 16 mila ragazzi maschi e solo una su 115 mila, tra le bambine. Si tratta di numeri enormemente inferiori rispetto ai ricoveri causati dal Covid per le stesse fasce d’età. Per bambini sotto ai 12 anni, ogni rischio sembrerebbe quasi inesistente. E comunque, alcuni effetti avversi derivanti o comunque correlati alla vaccinazione, sono stati riscontrati soprattutto nei giovani tra i 20 e i 29 anni di età, mentre i rischi di miocardite o altre infiammazioni del sistema cardio-circolatorio sono molto più alti con l’infezione da Covid 19, soprattutto a causa della sindrome Mis-C. Ulteriori studi clinici sono in corso, al fine di riscontrare se la vaccinazione sia possibile anche per i bambini più piccoli, quelli nella fascia tra i 6 mesi e i 5 anni di età. Pfizer aveva garantito di riuscire a fornire dati affidabili più o meno in questi mesi, ma è più probabile che l’attesa autorizzazione alla somministrazione giungerà solamente l’anno prossimo. In ogni caso, pur risultando comprensibile la preoccupazione di molti genitori, secondo la ricerca scientifica più aggiornata non ci sarebbe nulla di cui aver paura: anche sui bambini, i vaccini sono sicuri ed efficaci, mentre il Covid 19, al contrario, comporta un rischio di danni, anche permanenti, assai maggiore.

In conclusione, anche se nei bambini il Covid è mortale solamente in pochi casi, esso è sempre una patologia insidiosa, con possibili conseguenze a lungo termine. Quindi, la vaccinazione rimane la via migliore per proteggerli, consentendo loro di poter continuare l’anno scolastico. Più chiaro di così, si muore. E non soltanto in senso metaforico o figurato.

 

(16 dicembre 2021)

©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 



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