di Giovanna Di Rosa, #politica
La “Politica è lontana dal paese reale” ha detto Landini. E’ difficile dargli torto, ma la politica era lontana dal paese reale anche quando la CGIL e la UIL facevano finta di niente. Si sono svegliate le due sigle sindacali? Era ora. Ribadendo che secondo noi lo hanno fatto nel modo sbagliato, non possiamo però fare finta che le piazze piene fossero vuote. Perché le piazze piene sono piene. E punto.
“In alcuni momenti la maggioranza che è così vasta ha preferito trovare una soluzione al suo interno piuttosto che discutere con le parti sociali come accaduto sul fisco: e questo sta determinando una lontananza tra i bisogni del Paese reale e la politica, che si sta sempre più chiudendo al suo interno e non si pone il problema che ormai metà del suo corpo elettorale non va a votare e non si sente rappresentata da questa politica”, questo ha detto il leader della, Maurizio Landini nel corso della manifestazione a Roma nel giorno dello sciopero generale Cgil-Uil contro la manovra del governo citato dall’Adnkronos.
La dichiarazione però è leggerissimamente distante da quanto detto proprio da Landini a Lucia Annunziata, nel corso di Mezz’Ora in + domenica 12 quando il segretario della CGIL, con lui quello della Uil, hanno detto che il presidente del Consiglio li ha tenuti costantemente informati sulle proposte in sede di Consiglio dei Ministri spiegando come stavano andando le cose. In quella sede, e anche oggi, Landini si è guardato bene dal nominare il partito che ha affondato le proposte sul taglio fiscale fatte ad accoglimento delle proposte sindacali, accoglimento almeno parziale, anche se lui sa bene di quale partito si è trattato. Perché se lo sappiamo noi a maggior ragione lo deve sapere lui.
Perché non lo dice? Perché quella corrente politica in CGIL è forte, dunque è meglio rivolgersi in generale alla politica anziché indicare chiaramente quali partiti di questa larga maggioranza abbiano votato contro un miglioramento delle condizioni dei lavoratori dipendenti e delle classi meno favorite a favore di una maggiore benessere di quel ceto medio che è serbatoio elettorale da non poter perdere di vista.
Un tempo i segretari generali dei sindacati, questo molto prima della sciagurata era Camusso che aveva un solo nemico (ed era Renzi, non che questi goda delle mie simpatie personali, che Landini descrive come “Quello che parlava in inglese”…), le palle per fare nomi e cognomi ce le avevano. Oggi assistiamo ad un inconcludente dito puntato contro la politica, questo ammasso informe dal quale la platea sindacale sembra essere avulsa, che diventa tutta colpevole anche se le posizioni dei partiti rispetto alla questione del cuneo fiscale sono profondamente differenti.
Landini non mi piace per niente, ma non è per questo che gli chiedo di gridare meno e parlare più chiaramente: in questo paese bisogna tornare a dire con chiarezza chi fa cosa e per quale motivo lo fa. Non c’è altra maniera di uscire da questa confusione sociale creata ad arte per cui le menzogne diventano verità e alla verità non si crede più.
Assai più efficace Bombardieri: “Se tutta questa narrazione che c’era che il paese andava bene e che c’è un 6% di Pil in più, aveva però dimenticato tutte queste persone che sono in piazza oggi”, ha detto il leader Uil. Sta di fatto che lo sciopero non ha cambiato la manovra, né la cambierà. Si dovranno studiare nuove strategie che non siano solo comunicazione.
(16 dicembre 2021)
©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)