di Giovanna Di Rosa, #laprovocazione
Non ce la fanno. Si muovono sempre dentro gli stessi binari di propaganda. Forse i loro elettori cercano quello? O forse essi ritengono che l’elettorato di quella destra lì che loro vogliono rappresentare, e lo vogliono così fortemente da creare ad arte una società che sia compatibile [sic] con il racconto sociale dell’orrore della Destra, sia bue come se lo immaginano… Chissà.
Ora Meloni d’Italia, leaderessa dalla chiacchierate frequentazioni politiche con i gruppi più a destra dell’emisfero occidentale, con pieno diritto, una e trina nel suo protagonismo (italiana, cristiana e donna, che brividi), tira fuori la storia della raccolta di firme per far dimettere Lamorgese.
La storia dura poco perché finisce all’ultimo senatore di FdI; dati gli scarsi numeri rimediati nel 2018 (4,2% dei consensi, parlamentari non sufficienti per l’approvazione di nessuna mozione di sfiducia e nemmeno sufficienti per le firme necessarie, tocca rivolgersi ad alleanze esterne, e la leaderessa e nel mood o sono la Capa o niente, ché poi tocca rendere i favori) Meloni arriverebbe a malapena a quei 25 senatori necessari a chiedere che il Senato discuta la sfiducia alla ministra (sfiducia che si discute solo al Senato). Quindi quelle 150mila firme raccolte in sostegno sono un raccontino già finito prima di raccontarlo che nemmeno serve a chi lo recita. Male.
(16 novembre 2021)
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