di Giancarlo Grassi, #Politica
Il Viminale dice “Basta” con garbo alle intimidazioni liberticide in nome della libertà di pochi di bloccare un paese per la libertà propria, limitando le libertà altrui (insomma stop alla libertà di contagio), e impone mascherine, sit-in o distanziamento che dir si voglia, e obbliga i manifestanti del sabato pomeriggio in sfregio ai commercianti ad manifestare da un’altra parte in sfregio a loro stessi.
Avviene dopo gli aumenti casi a Trieste e i deliri di ferocia anti-giornalisti di Milano. Ed è un meglio tardi che mai. Lamorgese infatti, con un certo ritardo, ma Draghi è uomo prudentissimo e molto attento ai tempi e ai modi, ha emanato una circolare il 9 novembre scorso, nella quale in soldoni si dice che le manifestazioni devono essere autorizzate, lontano dai centri storici, lontano da palazzi delle istituzioni e obiettivi sensibili, in orari tali da non creare disagi e in forma statica, nel caso qualcuno avesse notato nell’ottusità mentale dei manifestanti per la Libertà (loro) qualche forma di dinamismo. Una sola la parola d’ordine: concordare. Non “vietare”. E poi staremo a vedere.
Quel che dovrebbe essere, e poi staremo a vedere, è che “prefetti e questori dovranno concordare con gli organizzatori delle manifestazioni luoghi, orario e modalità che garantiscano i diritti di tutti e non creino intralcio alle attività commerciali e alla circolazione dei cittadini” come scrive Repubblica.
Si dovrebbe così arrivare allo stop ai cortei il sabato pomeriggio lungo le vie dello shopping con i commercianti costretti a chiudere i negozi e gli automobilisti che non possono muoversi per ore. Naturalmente, laddove i percorsi richiesti fossero poco a rischio, potrebbero anche venire autorizzati. Insomma una soluzione un colpo di qua e un colpo di là. Tutta italiana. Come la propaganda. Perché una cosa è la propaganda, altra cosa è la lotta per ciò che è giusto.
(10 novembre 2021)
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