di Daniele Santi, #politica
Traccia un cammino, Roberto Maroni, meno delirante del sovranismo salviniano ma ugualmente fantascientifico. In un’intervista rilasciata a Repubblica l’ex leader, ex ministro dell’Interno, ex presidente della Lombardia, ex un sacco di roba, finito nel tritacarne bossiano, ma ancora lì come se fosse necessario, dà i saggi consigli del buon padre [sic] a Matteo Salvini.
Traccia un cammino possibile, Maroni, che puzza di togliti dai piedi da chilometri lontano: dice infatti che “La Lega dovrebbe aderire al PPE, che Giorgetti ha ragione e che Salvini potrebbe diventare il nuovo Berlusconi [sic] lasciando la destra a Meloni” perché in caso contrario “il Carroccio rimarrà isolato” (facciamo notare sommessamente che “il carroccio” isolato lo è già).
Non spiega Maroni se l’augurio di diventare il “nuovo Berlusconi” comprenda anche le innumerevoli disavventure giudiziarie, una nuova post-meloni che giuri che la fanciulla di turno è nipote di un potente della terra, salvo poi smentire anche di essere stata post-ministra in un post-governo “x”, e ripercorrere troppi sentieri già superbattutti da una politica che diligentemente e incoscientemente continua a replicare tutti i suoi limiti e difetti dal 1994 – e Maroni era già lì; insomma si spera che l’augurio di poter “diventare il nuovo Berlusconi”, a dio piacendo, non riguardi la patetica fine politica ed umana che il re di Arcore è riuscito a riservarsi.
L’impraticabilità della proposta di Maroni, per come stanno le cose ora, è chiara persino a Maroni stesso, che la getta lì, in mezzo allo stagno essendo essa sufficientemente pesante da provocare le onde che servono a destabilizzare il già sufficientemente destabilizzato segretario-tribuno alla canna del gas che delira di “In Lega decido io“.
Non fa riflettere nemmeno un po’ che nessuno si prenda la briga – nemmeno lontanamente – di nominare Luca Zaia? E dire che Luca Zaia ha un suo peso (pesantissimo peso) politico…
(5 novembre 2021)
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