di Daniele Santi, #sovranismi
Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump con il quale la leaderessa Meloni ha intrattenuto rapporti politici poi dissoltisi come certi ricordi da ministra di Berlusconi ai tempi dello spread spaventosamente sopra i 500 punti – la bionda leader gridava ai quattro venti che lei non era mai stata Ministra di quel governo, nonostante i documenti ufficiali, rischia la galera.
Steve Bannon ha infatti rifiutato di testimoniare presso la Commissione parlamentare che indaga sull’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 ed è accusato di oltraggio al Congresso. Rischia fino a un anno di carcere. L’ex stratega sovranista, a conferma della fascinazione per i ragazzacci che la destra italiana subisce – basti vedere certi leghisti con Putin, per dirne una, con il partito del quale hanno firmato addirittura un accordo di collaborazione, si è messo di traverso alle indagini su quella giornata da dimenticare.
Continua così la battaglia legale negli USA dopo l’assalto a Capitol Hill, avvenuto con modalità molto simili – pur nella evidente differenza d’importanza dell’obbiettivo scelto dai neofascisti sovranisti a stelle e strisce, rispetto a quelli italiani – all’assalto contro la sede di Roma della CGIL. Anche in quel paese c’è chi nega l’evidenza dei fatti con l’ex presidente Trump a sostenere da tempo che la protesta a Capitol Hill sia scoppiata a causa delle frodi elettorali alle ultime presidenziali (frodi da lui annunciate con un anno di anticipo e rigettata a più riprese da tutti gli organi di controllo e dalla magistratura) e Bannon nella scia di Trump a fare da agnello sovranista sacrificale.
La questione è così intricata (e non è escluso che indesiderati effetti non si scatenino anche qui in Italia) che Trump ha addirittura denunciato la Commissione d’inchiesta per impedire che siano rivelati documenti relativi all’assalto contenuti negli Archivi nazionali.
(20 ottobre 2021)
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