di Daniele Santi, #politica
Il leader della Lega ha deciso di gettare la maschera di agitatore in nome dei sondaggi, avendo perse le elezioni nelle grandi città come Milano e Bologna, e ha deciso di vestire il saio del pacificatore. E’ quindi salito da Draghi – sta puntando di nuovo alla poltrona di ministro dell’Interno, mica per amor di patria – chiedendogli di “abbassare i toni”, cioè di “svelenire il clima”.
Salvini che dal 2018 infiamma il paese con le sue dichiarazioni è andato a palazzo Chigi a confronto con Draghi e gli ha chiesto di “svelenire il clima”. E’ lo stesso Salvini che lanciando l’ennesima frecciata alla ministra Lamorgese ha detto giusto il 13 ottobre che ci sono ministri dei quali non si fida? E’ lo stesso Salvini che agita le acque della politica italiana con le sue dichiarazioni su pericoli che non ci sono e che non condanna coloro che attentano alla CGIL? Secondo la Lega il segretario pro tempore avrebbe formulato al presidente del Consiglio una proposta di “pacificazione nazionale” a nome di tutta la destra. Insomma lui e la destra che tengono i toni alti avrebbero chiesto a Draghi di tenere i toni bassi.
E’ come se io andassi in cura da uno psicologo perché ho tendenze autolesioniste e poi lui mi venisse a trovare per chiedermi di aiutarlo a salvarsi dal suicidio. Così vanno le cose in questo paese: si chiede a qualcuno di sistemare i casini che ho fatto io come se li avesse fatti lui.
Poi, proseguendo con le varie letture delle variegate notizie varie sull’incontro ci si imbatte nella realtà del colloquio, che sarebbe invece andato in un’altra direzione. In quella cioè di “frenare le campagne di delegittimazione contro Lega e Fratelli d’Italia“, mentre da Palazzo Chigi più diplomaticamente raccontano di un incontro per discutere dei provvedimenti economici di prossima emanazione, con particolare riferimento alla Legge di Bilancio e al decreto fiscale.
L’unica cosa certa, mentre sulla situazione politica vi rimandiamo a questo articolo di Lorenza Morello per il nostro giornale, è che più si agitano più i rappresentanti di questa destra denunciano la loro pressoché totale inaffidabilità e la necessità della costruzione in questo paese di un polo di destra liberale e democratico che abbandoni le nostalgie del Ventennio di cento anni fa e guardi all’oggi e al domani con spirito di modernità.
Evidentemente né Salvini né Meloni possono essere i costruttori di una destra simile, sempre più necessaria al paese.
(14 ottobre 2021)
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