di Marco Biondi, #iolapensocosì
Tempo di elezioni amministrative. Il quinquennio del “cambiamento” è passato, e le amministrazioni che erano passate in modo totalmente inaspettato, sotto guida pentastellata, sono, finalmente secondo me, arrivate alla prova del voto. Saranno gli elettori e giudicare se chi è stato eletto 5 anni prima ha fatto un buon lavoro, se ha mantenuto le promesse elettorali, se, semplificando al massimo, la loro città è migliorata grazie a quelle amministrazioni o meno.
Inutile dire che queste votazioni avranno ripercussioni importanti anche a livello nazionale, ma più per avere la misura di chi ha fatto più o meno bene in passato piuttosto che per valutare l’orientamento politico degli elettori.
Io vi parlo di Roma, della città nella quale vivo da 14 anni. Contrariamente a tanti che esprimono giudizi perentori sui social, a me piace parlare delle cose che conosco. Delle critiche o delle lodi sull’amministrazione romana da parte di chi vive a centinaia di chilometri di distanza, possiamo tranquillamente farne a meno.
L’attuale sindaca ha deciso di ripresentarsi. L’ha deciso lei, molto ma molto prima che il suo partito si esprimesse. Virginia Raggi, bisogna ammetterlo, sotto certi punti di vista è molto brava. Non come sindaco, per carità, ma nella politica – quella di chi cerca spazi, anche a gomitate, quella degli accordi sottobanco, quella degli interessi di parte e di partito – lei sa muoversi bene.
Così, quando il suo movimento era ancora senza guida, senza nessuno che prendesse decisioni, senza nessuno che potesse esprimere posizioni definite sulla città di Roma, lei ha deciso di ricandidarsi. E di fatto ha costretto il suo movimento ad appoggiarla, perché se non l’avesse fatto, avrebbe ammesso esplicitamente che lo stesso movimento, non solo la sindaca, aveva fallito la sua sfida più importante. Che poi, noi cittadini romani lo sappiamo benissimo, che abbia fallito è chiaro a tutti, anche ai leader del Movimento 5 Stelle. Ma di certo questo non si può ammettere pubblicamente.
In ordine temporale abbiamo avuto un’altra auto-candidatura. Quella di Carlo Calenda. Il quale era stato coccolato per mesi dalla sinistra nazionale oltre che da quella romana. Era stato implorato di candidarsi, gli era stato detto che solo lui avrebbe potuto tirare fuori Roma dal pantano nel quale è precipitata a causa di oltre 15 anni di malgoverno. Purtroppo, quando lui si è finalmente deciso, il PD ha avuto altre emergenze alle quali badare con le mosse dell’odiato Renzi che hanno sparigliato tutte le carte ancora una volta.
E così, il povero Roberto Gualtieri, eletto in pompa magna al Parlamento Europeo, è stato prima richiamato in patria per fare il Ministro dell’Economia con Conte 2. Ma poi, il nuovo spariglio renziano che ci ha regalato finalmente un Presidente del Consiglio serio, il meglio che avremmo potuto avere, ha fatto perdere la poltrona al povero Gualtieri. Che, di conseguenza, ha dovuto essere indennizzato. Eccolo quindi come candidato PD e circondario, addirittura in competizione con il vecchio preferito Calenda. Quando tutti gli altri avevano deciso, il centro destra, finito di incassare i rifiuti di tutti i candidati graditi che avrebbero avuto chance di vittoria, ha dovuto ripiegare su un illustre sconosciuto. Il signor Michetti, tribuno delle radio locali.
Questi i candidati più accreditati. Nessuno degli altri ha alcuna chance di vittoria. Visto però che gli articoli lunghi non mi piacciono, oggi mi fermo qui. Chi avrà voglia troverà le mie considerazioni prestissimo. Per oggi vi lascerei con una semplice riflessione che, secondo me, merita di guidare le prossime scelte.
Quando dobbiamo scegliere il sindaco al quale affidare la guida della nostra città, scegliamo un partito o un amministratore? Scegliamo quindi un politico espresso dai partiti o un bravo amministratore? Scegliamo una squadra di trombati dalla politica che si riciclano nelle amministrazioni locali, o una squadra di professionisti? Scegliamo un sindaco che formi la sua squadra con chi è più bravo, o quello che deve usare il bilancino per ripartire le poltrone equamente tra sigle, lobby, partiti e amici degli amici?
Se, come è possibile, darete le risposte che darei io, penso che potrete facilmente orientarvi tra i candidati che meritano attenzione. E di questo parliamo qui.
(6 settembre 2021)
©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata