di Vittorio Lussana, #giustappunto
La posizione della Lega Nord sui tamponi cosiddetti salivari, ma anche la contrarietà all’obbligo vaccinale, è stupidamente sbagliata. E non è affatto liberale: il liberalismo sceglie e distingue, ma non è affatto incompatibile con un sacrosanto principio di solidarietà sociale che risiede alla base del nostro ordinamento costituzionale.
Il problema delle nostre destre rimane sempre lo stesso: non riescono a liberarsi dalla propria arretratezza mentale, dal mettere insieme le mele con le pere, dal fare di tutta l’erba un fascio. A 76 anni dalla fine del fascismo, esse ancora non hanno superato la loro idea verticale e assolutista di società, coltivabile attraverso la corsia preferenziale delle elusioni e dello sfuggire alle maglie delle norme. La legge c’è, non si discute. Ma si può aggirare. In buona sostanza, le destre di casa nostra reclamano la possibilità di prendersi delle licenze, a seconda dei casi. E’ sempre la stessa idea di libertà quella che le muove: quella licenziosa. Una destra strappona e smandrappata.
C’è chi ha diritto a prendersela questa licenza, sia chiaro: ci sono persone che, per motivazioni sanitarie varie o perché affette da alcune patologie autoimmuni, non possono essere sottoposte a vaccinazione. E’ vero, dunque, che un provvedimento di politica sanitaria possa incontrare delle eccezioni di carattere sanitario: fin qui, ci siamo. Ma non la si può chiedere perché un prete, un santone o un coglione qualsiasi su Youtube ci ha detto che le cose stanno così e basta. Le cose non stanno affatto così: nei nostri ospedali stanno morendo persone ogni giorno in quanto non vaccinate, non a causa dei vaccini.
Il tampone salivare ha un costo per lo Stato. Se si rifiuta la vaccinazione per motivi di diffidenza culturale o anche semplicemente psicologica, non si può pretendere, al contempo, di avere accesso a un servizio gratuito, al quale contribuiscono, attraverso la leva fiscale, anche coloro che, essendosi sottoposti a vaccinazione, hanno meno bisogno di usufruirne. Rimane un’idea di fondo, qui da noi: ci dev’essere sempre una categoria di persone che può permettersi di pesare di più rispetto al resto della società.
Esattamente come avviene con l’evasione fiscale: il lavoro dipendente ha le trattenute alla fonte, quindi non può sottrarsi al prelievo da parte dello Stato; invece, nelle categorie del lavoro autonomo ci si divide tra chi le tasse le paga e chi no. E spesso, i secondi si prendono anche il lusso di sbeffeggiare i primi. Anche in questo caso, la pretesa si ripete: si vuole usufruire di un vantaggio pagato da coloro che non possono o non vogliono usufruirne.
Insomma, le nostre destre sono “figlie dell’oca bianca”, per dirla con le parole di un carissimo zio commendatore. Il quale, per essendo un gentiliano ferocemente anticomunista, aveva capito perfettamente come vanno le cose qui da noi. E cioè che un pezzo del nostro Paese ragiona opportunisticamente, reclamando una sorta di diritto a comportarsi da canaglia.
Torniamo sempre allo stesso punto: l’opportunismo delle destre di casa nostra. Talmente conservatrici da non capire che la vera difficoltà di un conservatore è proprio quella di dover rinunciare a qualcosa. Un conservatore deve sapere cosa conservare e cosa gettare via. Le nostre destre, invece, conservano tutto, fino a rimanere sepolte vive tra le loro cianfrusaglie.
Il Covid ha evidenziato pienamente questo problema: abbiamo delle destre detestabili. Mussolini in persona le detestava: lui, infatti, era socialista. E lo fu fino al suo ultimo giorno di vita. Era tutto il resto del suo regime a non andar bene. L’inquadramento militare, in Italia, ha sempre concesso ampi spazi di abuso e discrezionalità al proprio interno. Un ordine che, sostanzialmente, non è un ordine. Uno schema-non schema, totalmente contraddittorio: severissimo con chi ruba un pollo per fame; tollerante verso chi compie nefandezze, ma detiene un potere riconosciuto. Una destra forte con i deboli e debole con i forti.
Ci voleva il Covid per scompaginare il loro schemino: ecco perché pensano che ci sia un disegno a monte in tutta questa vicenda, probabilmente dei comunisti cinesi. E non è detto che non sia così. Ma se anche ciò fosse vero, se non ti vaccini, il tampone te lo devi pagare. Anche quello salivare. Non puoi chiedere un diritto alla gratuità, quando già ti sei preso quello di chiamarti fuori dalla campagna di vaccinazione: e quanti cazzi vuoi?
Insomma, per chiudere con un esempio banale, Salvini e Borghi sono contrari al telegrafo, ma vogliono stabilire loro di quale colore debbano essere i pali. E neanche si vergognano di essere così: questo è il bello. Pure mentre muoiono, di Covid ovviamente, debbono fregare qualcuno. Non c’è niente da fare: siamo al consueto e solito elogio della dissimulazione e dell’ambiguità.
(3 settembre 2021)
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