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Salvini si accoda a Meloni contro Lamorgese per dire: “Io ero molto più bravo di lei”

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di Giancarlo Grassi, #Lopinione

Brucia ancora la ferita delle dimissioni del Papeete nell’immediato post “Datemi pieni poteri”, quando convinto di avere l’Italia in mano Salvini prima lanciò la mozione di sfiducia per poi ritirarla, troppo tardi, e Giuseppe Conte – con il diabolico Matteo Renzi a fare da ghost writer – gli tolse la delega.

L’uomo da quel momento non è più stato lo stesso. Anche perché Meloni, abilmente e senza tante manovre, fece con la Lega la stessa opera di svuotamento di consenso – nei sondaggi – che era riuscita al tribuno leghista con il M5S. Meloni oggi si è lanciata schiamazzando contro Lamorgese dalla stampa di destra, dichiarando una “mozione di sfiducia” che non avrà mai i voti per far passare. Così Salvini per non vedere altri voti scendere dal carro del voto chi è tende più al nero e grida più forte si è prontamente accodato, per chiedere le dimissioni di LamorgeseMario Draghi – anche se la sensazione è che Draghi lo abbia convocato come il nonno convoca il nipote scapestrato per poi chiamare anche il fratello buono: quel Giorgetti che è dato come anima moderata della Lega di Salvini.

Nell’immediato Salvini ha convocato una conferenza stampa dove ha ripetuto praticamente ciò che aveva già detto, meglio, Meloni nell’intervista al link in alto, con un’appena percettibile, ma fondamentale, modifica al copione. Salvini ha infatti detto: “Potremmo chiedere una mozione di sfiducia”. Ma non la chiederanno perché non passerebbe e sarebbe un altro, l’ennesimo, passo falso di un leader sulla graticola che se dovesse perdere le amministrative avrebbe i giorni contati. O forse ce li ha già e per questo si agita tanto.

Se poi tra lettrici e lettori ci fosse qualcuno con la voglia di andare a sfrucugliare nelle misure prese da Salvini ministro dell’Interno e Lamorgese nella stessa carica, sappia che le differenze sono minime: soprattutto sui temi rispetto ai quali Salvini attacca Lamorgese tutti i giorni. Ma siamo in campagna elettorale: se Salvini dovesse perdere Milano o Roma, o tutte due – e la candidata milanese del M5S fa più male alla destra che a Sala – sarebbe politicamente quasi morto.

Non c’è politica nelle parole del segretario leghista ma solo un continuo dire, senza dirlo sul serio, “Io sono il più bravo e guardate questi che non mi vogliono”.

 

(23 agosto 2021)

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