di Paolo M. Minciotti, #politica
Non fa onore a Carlo Calenda l’attacco a Enrico Letta prendendo come scudo Mattia Santori e la sua candidatura da indipendente nella lista del PD per le amministrative di Bologna 2021, a sostegno di Matteo Lepore. Santori aveva detto, opinione politica, di voler contribuire a spostare il PD a sinistra piuttosto che verso Italia Viva o Azione. Non ha detto, leggere per credere, che Calenda andava preso a calci nei coglioni.
In quel caso, e solo in quel caso, si sarebbe giustificata la risposta di Calenda riportata da Repubblica, “Opterei per una pedata nelle chiappe”. La replica: “Confido nelle pedate dei romani”, ci stava tutta. E fa politicamente più male a Calenda a Roma che a Santori a Bologna. Poi Calenda affonda Letta, o meglio pretende di affondare Letta, utilizzando gli stessi argomenti che gli anti-calenda utilizzano contro Calenda stesso trattandolo da figlio di papà incompetente e poco preparato.
Calenda che parla di Santori come di “un ragazzotto senza arte né parte, che vuole darvi la sveglia e sorvegliare la vostra purezza ideologica, ti sembra una buona idea? Opterei per una pedata nella chiappe”, non toglie nulla a Santori che a Bologna farà la differenza (e Calenda lo sa), ma restituisce una pessima immagine di un Calenda fino ad oggi capace di entrare nel merito delle questioni con grande intelligenza, come dimostra l’ottima proposta sui musei dei giorni scorsi.
Non è un attacco politico. E’ un attacco personale. Ingiustificato e sgradevole. Ci si aspetta di meglio da Carlo Calenda. Non che faccia contro gli avversari ciò che l’informazione di stato sta facendo contro lui.
(22 agosto 2021)
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