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I “punkabbestia” di Valentano? A lavorare! #giustappunto di Vittorio Lussana

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di Vittorio Lussana, #giustappunto

Non c’è niente da fare: una parte di popolazione proprio non ce la fa a evitare di ‘ritagliarsi’ la comunicazione ‘mainstream’ come cavolo gli pare. Durante una discussione sui social non poteva mancare il ‘No vax’ ancora oggi convinto che il nostro presidente del Consiglio, Mario Draghi, abbia pronunciato la frase: “Chi non si vaccina, muore”. Loro questo hanno capito: ci rendiamo conto? E se per caso, un bel giorno, capitasse di aver bisogno di una testimonianza in Tribunale, questi sono capaci di ‘mandarti in galera’ anche se non hai fatto niente, perché non sono in grado di comprendere nulla.

E’ pazzesca, ‘sta cosa: pazzesca! Mario Draghi disse: “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire”. Traduzione: “Se vi adunate nelle piazze per dire al mondo che non volete vaccinarvi, diffonderete il virus ancora di più. E se fate casino sui social diffondendo sfiducia e perplessità, impedite a chi vuole vaccinarsi di farlo, per raggiungere quell’immunità di gregge che proteggerebbe anche voi”. Ora, siccome un bel pezzo di italiani sono abituati a cambiare sempre le carte in tavola, al fine di adeguarle a ciò che più torna loro comodo e siccome il prossimo, in tutto questo, non viene minimamente contemplato, ma neanche di ‘striscio’, eccolo là che viene fuori questa schiera di analfabeti funzionali che s’incazza persino quando gli arriva un rimborso per posta.

Io non capisco come sia possibile una cosa del genere, in un Paese che si definisce “cattolicissimo”. Ma che razza di filosofia è un modello di pensiero segmentato? Composto unicamente dalla somma dei singoli egoismi? Che tipo di fede è: una sorta di etica fai da te? Persino per fare sesso è preferibile essere almeno in due, altrimenti è onanismo. Questa è gente capace di masturbarsi col preservativo: ma cosa te lo metti a fare se vai avanti a ‘rasponi’? Non è dato sapere.

Questi fingono di essere nazisti, perché si ‘cacano addosso’ per la ‘punturina’ di un vaccino. Se c’è una cosa su cui lo Stato, questo Stato, mi rompe i coglioni sin dai primissimi giorni della mia esistenza, è proprio quella di costringermi a delle ‘levatacce’ assurde per andare alla mutua e farmi vaccinare. Alla fine degli anni ’60 del secolo scorso era un continuo: mi era più familiare l’Inam – allora si chiamava così – piuttosto che le classi della mia scuola elementare.

Poi giunse l’epoca del calcio agonistico: altri richiami e altri vaccini prima dei campionati regionali. In seguito, arrivò il servizio militare, da me svolto in 4 caserme diverse. Pertanto, tutto da capo per 4 volte: vai a sparare 4 volte; vai all’esercitazione 4 volte; e vai dall’ufficiale medico 4 volte per il richiamo dell’antitetanica, dell’antimeningococcica e dell’antitifica. “E già che ci sei”, mi disse una volta un capitano, “butta giù pure un ‘pillolo’ di bromuro, così almeno lo tieni a bada fin quasi alla fine della leva…”.

Poi vennero gli anni dei viaggi all’estero, qualcuno anche per la Farnesina: altre 8 vaccinazioni tutte assieme scortato dalla Guardia di Finanza, che se solamente provavo ad andarmi a comprare un pacchetto di sigarette venivo pedinato e spiato dai servizi segreti, di più Paesi tra l’altro. Infine, qualche reportage con telecamere e macchine fotografiche al seguito, dove i capi di Stato in persona di certi Paesi, oltre a chiedermi di non cogliere troppi aspetti e luoghi ‘criticabili’, mi invitavano cordialmente a farmi iniettare qualche siero dalla vecchietta giù all’angolo: “Non ti preoccupare”, mi dissero una volta, “che il nostro vaccino o ti ammazza, oppure ti rende immortale…”. E giù tutti a ridere.

I nostri ‘No vax’ sono dei ‘finti tutti d’un pezzo’, soprattutto quelli dei tempi in cui ‘Berta filava’. Ma anche quelli del rave di Valentano (Vt) sarebbero da segnalare alla ‘neuro’: hanno passato una settimana drogati fino ai capelli. E si sono fumati, ingoiati e ‘sniffati’ tutto ciò che era fumabile, ingoiabile o ‘pippabile’. Niente vaccino, però, mi raccomando: può essere pericoloso. I classici elefanti che hanno paura di un topolino.

Ha proprio ragione la cara amica Dacia Maraini: “La generazione che fece il ’68 aveva un progetto, un’idea di comunità e voleva porsi da protagonista sul palcoscenico sociale…”. Questi invece, aggiungiamo noi, non sono neanche dei ‘punkabbestia’ incazzati, ma solamente dei dissociati. Soprattutto da se stessi, perché neanche loro, quando si guardano allo specchio, si sopportano più.

 

(19 agosto 2021)

©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 

 



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