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La farsa di Roma #iolapensosì o del solito PD

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di Marco Biondi, #Iolapensocosì

Alla fine ci sono riusciti, hanno il candidato. Ci hanno messo un po’, dobbiamo ammetterlo, ma l’importante era riuscirci. E ce l’hanno fatta. Il PD ha trovato il candidato “forte” da presentare alle primarie. Roberto Gualtieri è persona assolutamente degna, rispettabile, capace; sarebbe sbagliato denigrarlo. Forse sarebbe perfino un buon sindaco. E allora, si dirà, cosa c’è che non va? Cos’hai da lamentarti?

Io contesto il fatto che il PD non ci abbia ancora detto cosa intende fare in caso di vittoria alle elezioni romane. Hanno battagliato per mesi, ma ancora nessuno ha messo in piedi uno straccio di programma. Il programma l’ha fatto Carlo Calenda, ed è un signor programma. Con tanto di azioni immediate, di pianificazioni future, di priorità e di visione. Un programma l’ha fatto il buon Tobia Zevi, ignorato da molti, ma in campo fin dall’inizio con competenza e impegno.

Che io sappia, non l’aveva fatto Monica Cirinnà. Ha risparmiato tempo, visto che, con la scesa in campo di Gualtieri, ha pensato bene di ritirarsi, ritirando contemporaneamente anche l’unica concorrente donna alle primarie. Alla fine è solito vecchio PD, dove non è previsto uno spazio di rilievo per chi non è parte dell’apparato, inesorabilmente a larghissima maggioranza maschile.

E il problema dov’è, qualcuno potrebbe domandarsi. Rispondo, senza peli sulla lingua come sempre. Ancora una volta il PD dà priorità alle alleanze rispetto al programma. Zingaretti o Letta non è cambiato nulla. Non importa cosa si vuole realizzare in caso di vittoria. Importa poter vincere. Il resto verrà dopo.

E forse, importa ancora di più chi non deve vincere. Elezioni “contro” affinché non vinca il nemico, e non “per” realizzare qualcosa di importante. Nel caso di Roma, più che la destra, il PD ha deciso che non deve assolutamente vincere uno schieramento moderato e riformista. Sarebbe stato troppo semplice, dopo averlo corteggiato per mesi o anni, decidere di appoggiare Calenda. Si sarebbe creata un’alleanza moderata, con le idee chiare di come dare discontinuità alla disfatta grillina. E soprattutto con un messaggio chiarissimo agli elettori: si vota per porre fine all’inedia, all’incompetenza, ai giochi di potere che hanno devastato la città negli ultimi 5 anni.

Invece no, invece si tiene aperta una porta per una possibile alleanza al ballottaggio con chi ha rovinato la capitale del nostro paese.

Questo PD, asservito all’alleanza con i 5stelle, mette in secondo piano il bene comune, l’interesse di tutti, dando inevitabilmente l’idea di essere alla ricerca di potere e di poltrone. Esattamente quello che hanno dimostrato i 5stelle da quando hanno ottenuto i consensi che hanno aperto loro le porte alle stanze dei bottoni; non hanno realizzato nulla del loro programma elettorale, salvo l’ingestibile e menzognero reddito di cittadinanza. Hanno solo occupato poltrone e gestito il potere. E lo stesso sta dimostrando di voler fare il PD, senza ritegno.

Se il Paese cadrà inesorabilmente un’altra volta nelle mani del centro-destra, lo dovrà all’insipienza e alla sete di potere della vecchia dirigenza post comunista.

La triste conferma di quanto sostengo viene dalle dichiarazioni di illustri esponenti del partito secondo i quali, in caso di ballottaggio, l’indicazione univoca sarebbe di appoggiare proprio la Raggi, concedendole l’assurda chance di protrarre la sciagurata esperienza passata per altri cinque anni.

Solo questo pensiero, anche se ancora non corrisponde a una posizione ufficiale del Partito, potrebbe bastare per convincere i romani a rifiutarsi sdegnosamente di votare per il candidato piddino. D’altra parte, anche la politica nazionale ci sta raccontando la stessa storia. Non importa cosa si vuole fare, importa con chi! E la scelta strategica il PD l’ha tragicamente già fatta.

 

(14 maggio 2021)

©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 




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