di Vittorio Lussana, #Giustappunto
La recente presa di posizione del presidente americano, Joe Biden, in merito alla sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid, temiamo sia alquanto utopica. Secondo l’ottica liberale, infatti, in tutti i settori di mercato vengono effettuati investimenti a lungo termine, soprattutto sul fronte delle innovazioni tecnologiche. Pertanto, aprire alla libera circolazione tutte quelle informazioni relative a un prodotto che ha visto ingenti investimenti di partenza, come per esempio la biotecnologia dei vaccini a ‘Rna-messaggero’, necessita di un compromesso con le aziende farmaceutiche. E di questi compromessi potrebbero essercene di diverso tipo, anche geograficamente limitati o, comunque, basati su criteri più specifici.
In secondo luogo, la protezione della proprietà intellettuale è un fattore che stimola l’innovazione, costringendo esperti e specializzati a ricercare sempre soluzioni ‘altre’, differenziando i prodotti. E’ pacifico che la situazione indiana preoccupi e possa indurre la comunità internazionale a decisioni eccezionali (nel senso dell’eccezione alla regola). E risulta altresì palese il fatto che, nel settore farmaceutico e in quello sanitario più in generale, il principio giuridico della salute delle persone possieda connotazioni etiche di non secondaria importanza.
Insomma, se si vuole il parere personale del sottoscritto, è chiaro che sarei assolutamente d’accordo con il presidente Biden. Anche e soprattutto ripensando perfidamente a quei rischi di “deriva socialista” paventati, alcuni mesi fa, dall’allora presidente Usa, Donald Trump. Tuttavia, da giornalista – dunque da un punto di vista professionalmente neutrale – credo che la questione non sia così semplice come sembra a prima vista.
Quel che rende ancora oggi il mercato un sistema ‘vincente’ sono le sue capacità di garantire degli standard qualitativi ottimali e la sua indiscutibile capacità produttiva. Pertanto, la sospensione dei brevetti potrebbe non essere una soluzione in grado di garantire una produzione di massa, poiché già ora la capacità produttiva delle varie aziende farmaceutiche ha raggiunto il suo limite. E si tenga presente che, al di là degli accordi sulle licenze volontarie e sulle più che probabili ‘compavendite occulte’, in linea di massima le multinazionali del farmaco hanno garantito prezzi calmierati agli Stati e a tutti i soggetti pubblici che hanno firmato i vari contratti.
E’ vero: i vaccini sono un “bene comune globale”, come ha detto il nostro premier, Mario Draghi, proprio in questi giorni. E l’aumento della loro produzione, alla luce della situazione indiana e, in prospettiva, di quella africana, appare quanto mai necessaria. Inoltre, andando a memoria, dovrebbero esistere delle eccezioni già stabilite, in passato, dallo stesso Wto (World Trade Organization, ndr), che consentono la revoca dei brevetti vaccinali in circostanze straordinarie. Tuttavia, crediamo anche che le ‘tempistiche’ per raggiungere un compromesso di questo tipo non siano così celeri, poiché anche il princìpio di ‘vantaggio competitivo’ dev’essere preservato. E una biotecnologia rivoluzionaria come quella dell’Rna messaggero è giusto che, in qualche modo, venga riconosciuta e rispettata.
Non possiamo chiedere unilateralmente un modello di capitalismo globale più etico, per il futuro, se proprio noi dimentichiamo alcune condizioni che hanno garantito un vero e proprio ‘miracolo scientifico’ come la creazione di un vaccino anti-Covid nel giro di un anno: ciò risulterebbe un comportamento ‘sleale’ nei confronti delle multinazionali. Le quali, pur nella loro avidità di fondo, sono riuscite a ottenere un risultato di grandissima importanza, che ‘tapperà’ la bocca definitivamente a negazionisti e ‘No vax’.
Ergo, riteniamo ‘politicamente corretto’ – tanto per fare il verso all’arroganza delle destre – individuare un compromesso dal quale far discendere un principio ben preciso: il sistema di mercato si può correggere non contrapponendosi radicalmente a esso, bensì anticipandone le mosse e condizionandone la direzione di marcia. Tutto il resto è ‘fuffa’, fumo negli occhi e ‘zolfo del diavolo’.
(7 maggio 2021)
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