di Giovanna Di Rosa, #Covid19
Ammetto la mia colpa, che è quella di non essere una grande frequentatrice di ristoranti, avendo una predilezione per la cucina casalinga dove con ciò che pago per una cena in un ristorante, preparo pietanze per una settimana.
Sarò una donna all’antica o parte del complotto contro la ristorazione che il buon ex consigliere del M5S ora ristoratore, ha raccontato a Piazza Pulita giovedì 8 aprile?
Giovanni Flavia non ci ha fatto una grande figura in quel dibattito, toni aspri, asperrimi, motivazioni poco consistenti, il complottismo del vecchiume a 5 Stelle in sottofondo – già superato dall’improvviso amore per il paese e dalla folgorazione sulla via di Draghi – accuse a Crisanti, che al governo non c’è e le decisioni non le prende e si limita a dire scientificamente cosa e perché succede ciò che succede, e poi la minaccia gandhiana di circondare gandhianamente il parlamento e di bloccare la autostrade.
Si sente un eroe quando dichiara a Beatrice Lorenzin (che lo farà a pezzi, e lo farà dandogli ragione, mentre lui forse nemmeno se ne accorge) “La polizia era in imbarazzo, non abbiamo più niente da perdere”?
Quindi continua “ci vogliono punire per fermare la movida [sic] ma allora ci devi permettere di non fallire. A noi oggi non sono ancora arrivati gli aiuti dell’anno scorso. Allora sei uno Stato cialtrone. Abbiamo danni psicologici, sanitari, sociali, economici. Avete detto di aspettare le vaccinazioni ma non c’è più tempo. Il 12 e il 13 torniamo in piazza” perché lui deve pensare di essere la dimostrazione vivente che andare in piazza e in televisione serve. Poi per cosa non c’è più tempo? Per le vaccinazioni? E chi lo ha detto?
Parole di vicinanza alle vittime? Non ne abbiamo sentite. Ma forse siamo sordi. In più, non essendo questa scrivente cliente abituale dei ristoranti, forse fa inconsapevolmente parte di quel complotto [sic] che provoca “danni psicologici, sanitari, sociali, economici”. Insomma il Covid-19 non esiste: esistono i ristoranti chiusi per la cattiveria “del governo-cialtrone di cui sopra”. Non esistono nemmeno i morti e i dolori di ogni famiglia. Esistono i ristoranti e la loro rabbia e nessuna spiegazione sul perché mai il governo dovrebbe volere punire la categoria.
Perché è di rabbia che abbiamo bisogno, non di soluzioni. E’ di tensioni sociali e di blocchi autostradali che si ha bisogno, non di sostenere il lavoro di chi questo gigantesco casino che nessuno ha voluto ha il compito non facile di risolvere, in un paese in cui il primo ristoratore che passa, si alza e diventa capo-popolo con platea televisiva al seguito e incazzatura ben poco gandhiana in mostra.
Avanti così: fomentando tensioni sociali come se non ci fosse domani incolpando gli altri del domani che non c’è. Del resto c’è davvero da essere incazzati: soprattutto se si sono seguite forze politiche, o si è fatto parte di forze politiche, che gridavano una cosa coi loro capi-popolo e una volta in parlamento ne hanno votate altre. Se anche in quel caso è stata colpa di Crisanti ce lo dicano.
A latere, e per pochissimi secondi, anche qualche parola sulla Cultura, sui teatri, e nulla sulle produzioni, sulle agenzie di spettacolo, sulle piccole case editrici indipendenti che boccheggiano e che con dignità, senza che nessuno ascolti ciò che hanno da dire, aspettano di ripartire. Qualora Formigli voglia ascoltarne qualcuno possiamo fornirgli una lista di gente che parla educata senza tirare in ballo Gandhi a sproposito. Per dire…
(9 aprile 2021)
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