di Redazione, #LeggeZan
Il “prima gli Italiani” di salviniana memoria si scontra con la memoria corta del leader leghista che si scorda di dire se gli Italiani vengono solo se eterosessuali, bianchi, cristiani e possibilmente leghisti e del nord (nonostante le sue origini meridionali), messa giù così per ridere un po’.
Continua così l’ennesima dichiarazione di Salvini contro la Legge Zan condita di “Chi discrimina, aggredisce e picchia etero, gay o trans va punito come la legge già prevede“, così come andrebbe punito chi riceve soldi non dovuti dallo stato.
Naturalmente, a dichiarazione precede la presa di posizioni di artisti (in gran parte eterosessuali con famiglia e figli), personaggi della cultura, del giornalismo e dell’arte, contro dichiarazioni e ostracismi di medievale memoria che servono evidentemente all’elettorato di Salvini e Meloni, impegnati in ben altre e ben più illiberali alleanze in quel di Bruxelles, con il leader leghista pronto a dare vita ad un gruppo di estrema destra insieme agli illiberali (nelle politiche attuate e nelle restrizioni delle libertà personali e di stampa) dei democraticamente eletti leader di Polonia ed Ungheria – con alcuni leghisti che si vantano del potere del popolo che ha votato, democraticamente, questi partiti dimenticandosi di citare le misure prese dall’UE nei confronti dei due paesi.
Continua così l’opera di delegittimazione della Legge Zan, la cui discussione è bloccata in commissione proprio dalla Lega, con Salvini che continua a citare la Legge solo a proposito dell’omofobia, dimenticandosi di dire che la Legge indurirebbe le pene – considerandoli aggravanti – anche per reati dettati dalla misoginia o dalla discriminazione nei confronti dei diversamenti abili, nota come abilismo. Un strategia più che una dimenticanza.
(6 aprile 2021)
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