di Daniele Santi, #Politica
Dunque vediamo un po’… Siamo rimasti all’ultima apparizione televisiva del ministro degli Esteri che, insieme ad una serie di altre cose, ha inanellato in alcune occasioni un “Se non c’è Conte c’è il voto” che ci lascia perplessi rispetto alle prerogative del ministro degli Esteri e a quelle del Presidente della Repubblica che è, costituzionalmente, l’unico a poter decidere sulle elezioni se, dopo le verifiche necessarie, non ci fossero altre maggioranze disponibili.
Informiamo affettuosamente il ministro degli Esteri che di alternative ce ne sono tante. Una è che Conte si tolga da lì. Non che lo riteniamo necessario, ma pare che in parlamento ci sia quella tendenza lì. A chiedergli di rimettere il mandato preparando un Conte ter. Se non vuole farlo saranno problemi ulteriori. Per l’Italia, per la popolarità di Conte, per la governabilità, per un paese sull’orlo di una crisi di nervi reale, per la gestione della pandemia, perché ci scordiamo i soldi dell’Europa, non necessariamente in ordine di importanza.
Chissà se il ministro degli Esteri e tutti quelli che pronunciano la parola “elezioni” hanno pensato alla reazione delle famiglie che hanno i figli a casa da scuola da 12 mesi, o i figli che vanno a scuola ogni tanto, al pensiero che le scuole si riaprano per andare al voto, riaprirle nel senso di edifici. Ci sono elementi che lasciano intendere che alla rabbia di quelle famiglia non c’abbiano pensato. Altrimenti starebbero zitti. Poi ci sono i continui riferimenti a Matteo Renzi e alle sue innumerevoli colpe, tra le quali quelle di avere messo in crisi questo governo.
Non si può ignorare che in politica esista l’elemento umano, e che a chi sceglie quel mestiere tocchi avere a che fare con gente che non vorrebbe vedere nemmeno sul tavolo di un obitorio, tuttavia si tratta di un campo dell’agire umano nel quale l’atto di trovare accordi con gli avversari per la convivenza democratica e per il bene del paese fa parte dell’azione quotidiana. Tenere fermo un paese in nome del “con Renzi non si parla più” è una totale idiozia. Perché fa male al mese. Uguale idiozia sarebbe il “non parlerò mai più con Conte”, o con chiunque fosse al posto dei due citati.
Dunque scendano dal piedistallo queste reginette della festa e lo facciano in fretta. Non sono le minacce alla “Noi faremo causa” [cit.] che fanno grande un politico e il suo Governo. Ciò che rende capace un politico è trovare l’accordo che porta alla quadratura del cerchi, quando il cerchio si è rotto. Di gente capace di afre un’operazione del genere, in questo parlamento, se ne vede poca. Vivacchiano. E uccidono il paese lentamente. E tutti, senza distinzione, sono finiti lì dentro dicendo al mondo che volevano cambiare l’Italia. Certo non avevano detto che volevano cambiarla in peggio. E’ il rischio che si corre quando ci si sente così abili da non riuscire a vedere i propri limiti.
(25 gennaio 2021)
©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata