di Giancarlo Grassi #Lopinione twitter@firenzenewsgaia #Toscana
L’uomo del 7-0 ha fallito. Propaganda e vita reale sono cose differenti e cominciano ad accorgersene anche i suoi fanatici, basta controllare i voti della lista Zaia, 46% circa e quelli della lista Lega di Salvini: 15,5%. Matteo Salvini c’ha lasciato le penne in queste elezioni. Il resto nel post-Catania.
Dunque vediamo un po’: Salvini candida Borgnonzoni in Emilia Romagna, la signora fa sfracelli, confonde i confini della regione, li situa 400 chilometri più a nord e lui gioca a suonare i campanelli per accusare la gente di spaccio; sul bolognese e suoi suoi festini a base di coca e minorenni non fiata. Tre giorni prima del voto la sua candidata farlocca è in vantaggio. Perde con otto punti di distacco.
Si deve rifare, l’uomo che non ne infila una nemmeno se gliela preparano, e punta i piedi sui candidati: li sceglie lui. Li impone. Vuole Caldora in Campania, vuole Fitto in Puglia, vuole l’impresentabile Ceccardi in Toscana: e perde dappertutto. Mica di una virgola. Di una decina di punti. In Campania De Luca lo fa a pezzi. Lui e il suo candidato. Vince nelle Marche: ma il candidato lo sceglia Meloni. Vince in Liguria, ma Toti è trainato da Forza Italia. In Veneto è travolto. Anche Zaia lo fa a pezzi: la lista del Governatore riconfermato avrebbe vinto anche da sola. La Lega di Salvini, no.
Un suicidio politico in piena regola spiegabile soltanto con il delirio di onnipotenza di un uomo che scambia gli insulti con la propaganda; il razzismo con la giusta richiesta di una vita equa per tutti i cittadini e che reagisce alle contestazioni insultando gli oppositori. Non è nemmeno il primo capitombolo. Basta solo aspettare.
(21 settembre 2020)
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