di Giovanna Di Rosa #Politica twitter@gaiaitaliacom #Dittature
L’Ungheria neodittatoriale di Victor Orbán neo vincitore delle elezioni che non ci sono mai state (bastò un virus), nelle quali ha vinto la richiesta (che non c’è mai stata), di istituire una democrazia illiberale con le garanzie costituzionali sospese in piena Europa, quel neodittatore Victor Orbán che tanto piace a Giorgia Meloni ha detto no alla ratifica del Trattato di Istanbul contro la violenza sulle donne. La delirante motivazione dei due partiti di maggioranza, che piace tanto a Meloni, cita la “migrazione illegale” che il testo favorirebbe e la cosiddetta “ideologia gender” di stampo catto-integralista che è pura invenzione di certo fanatismo.
La maggioranza del parlamento ungherese, non solo ha rifiutato la ratifica, ma ha chiesto al governo di fare pressione sull’UE affinché lo rifiuti a sua volta. Secondo i sodali di Orbán al governo dell’Ungheria tutte le garanzie legali per proteggere le donne dalla violenza domestica sono già presenti nelle leggi del paese. la decisione è stata duramente criticata dalla Sen. Leone del M5S.
Con queste motivazioni che non trovano riscontro nella realtà del trattato il buon amico di Salvini e Meloni, nel totale silenzio dei due compagni di sovranismo che se non stupisce in Salvini, in Meloni (che è una donna – lo ha anche gridato in piazza nel caso ci fosse stato qualche dubbio – fa rabbrividire per la sua insensibilità politica), ha deciso di lasciare che i maschi ungheresi continuino a pestare impunemente le loro donne, essendo i crimini e le violenze contro le donne in vertiginoso aumento nel paese.
La convenzione di Istanbul, adottata dal Consiglio d’Europa nel 2011, è entrata in vigore nel 2014 ed è stata firmata dall’UE nel giugno 2017 ed è – o meglio sarebbe – uno strumento formidabile per la protezione delle donne ancora troppo spesso vittime della violenza maschile. In famiglia e fuori.
Ora resta solo da capire fino a quando l’Unione Europea sarà disposta a tollerare la presenza di una democrazia illiberale al suo interno che si arricchisce anche con gli aiuti in denaro di tutti gli altri partner europei.
(8 maggio 2020)
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