di Daniele Santi #Sociale twitter@gaiaitaliacom #Sport
Ricorderete i tempi in cui era così bello incontrarsi: ci si poteva sputare addosso allo stadio in nome di una squadra, picchiarsi, pestarsi, investirsi con le automobili e poi fuggire dalla Polizia, piangere sotto i fumi dei lacrimogeni, preparare striscioni carichi d’odio da mostrare alla tifoseria avversaria ed inventarsi cori razzisti per il giocatore di origini africane di turno, e se era Balotelli meglio. Che tempi!
Si era così felici di incontrarsi in compagnia, ricordate? Si poteva bere un bicchiere con gli amici e le amiche sparlando di tutti coloro che a torto o a ragione non consideriamo né nostri amici né nostre amiche, e magari è anche un po’ la loro fortuna, ed occuparci di insultare qualcuno che magari ci stava troppo vicino o di veicolare una delle solite battute razziste, omofobe o misogine con le quali siamo soliti infarcire quelli che noi chiamiamo discorsi e ciò che ci piace raccontare come lo “stare in compagnia”. Che nostalgia!
Non rimpiangete i momenti straordinari in cui, quando una donna vi ha spintonato inavvertitamente e leggermente in metropolitana, l’avete insultata come non vi capitava da tempo perché vi eravate svegliati storti e su qualcuno dovevate pure scaricare la vostra rabbia? O ancora la mattinate in cui, in automobile, avete percorso i vostri abitali 40 minuti di strada insultando tutti gli automobilisti che, a vostro dire, non rispettavano il codice della strada, senza minimamente preoccuparvi di come stavate guidando voi troppo impegnati a maledire gli altri? Che orgoglio!
Come dimenticare poi le meravigliose domeniche passate nei centri commerciali con le vostre compagne o compagni, con le vostre famiglie, a guardare vetrine che sono sempre un’ottima scusa per non parlarsi o, forse, per non guardarsi nemmeno in faccia, ritratti viventi e deambulanti dell’infelicità che vi siete creati da soli? Com’erano belli i tempi in cui potevate incontrarvi con l’amante di turno salvo pontificare sulla sacralità della famiglia in pubblico, aggrappandovi a credenze popolari che infantilmente chiamate fede perché festeggiate una festa pagana che già celebravano i romani nella quale investite una tredicesima che non fate nemmeno in tempo a ricevere che già se la sono ripresa… Che vita era, vero?
Ecco cosa vi ha tolto il Coronavirus, a voi che avete avuto anche la fortuna di sopravvivere all’epidemia ancora in corso, e che non vedete l’ora di tornare a fare le cose che odiavate tanto fare lamentandovi tutto il giorno di una vita che non volevate, ma eravate comunque costretti a vivere.
Ecco, magari questa è anche una buona occasione per prendere decisioni che poi si mantengano, affrontando eventualmente lo sforzo di compierle in direzione della propria e altrui felicità… Purtroppo così impegnati a maledirvi l’un l’altro, non siete mai riusciti a farlo.
Adesso almeno un nemico a cui dare la colpa c’è. Il virus. Vuoi vedere che si perde l’abitudine di crearne di invisibili (di nemici)?
(20 aprile 2020)
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