di Giovanna Di Rosa #Salute twitter@gaiaitaliacom #Politica
Ascoltando stamattina il ministro della Salute Roberto Speranza a Radio Capital abbiamo avuto la sensazione che nel mondo della politica qualcuno che ragiona con la testa in questo momento ci sia. Non è un endorsement. Siamo stati ferocemente critici con l’attuale ministro Speranza in tempi anche non lontani, gli articoli stanno lì a dimostrarlo, ma in un momento nel quale si guarda al salvifico [sic] mondo del calcio per risolvere le tensioni sociali accumulate da chi sta troppo a casa, avere un Ministro che dice: “Con più di 400 morti al giorno la ripresa del campionato è l’ultimo dei nostri problemi”, è un buon segno.
E’ un buon segno non perché qui ci sia un problema col mondo del calcio o con il calcio in sé, sport nobilissimo il cui unico difetto è quello di essere giocato da primedonne più dive delle loro mogli, ma perché c’è qualcuno che ad alta voce dice che “più di 400 morti al giorno” sono un problema. Persino più grande dei 5 miliardi di euro che vale il mondo del calcio in Italia.
Non è l’unica cosa pesante, e pensante, che il Ministro dice. Dice anche che “La battaglia non è ancora vinta” mentre da altre parti si delira di riaperture senza sapere come farle, da dove partire, in che modo, come controllare chi è malato e chi no, e si cerca di imporre di stare zitto al rappresentante italiano dell’OMS, messo lì dall’Italia non da uno stato nemico, che ricorda la possibilità che dopo l’estate ci sia un’epidemia di ritorno. Insomma, abbiamo tutti voglia che questa storia finisca, e come al solito le nostre voglie sono più forti della nostra testa.
Nessuno dice che il paese non debba ripartire, figuratevi se non vogliamo ripartire noi che lavoriamo nella cultura e tutti gli eventi che avevamo programmato in questi mesi sono saltati, nemmeno noi viviamo d’aria… Tuttavia la prudenza non è mai troppa e spingere con troppa violenza sull’acceleratore non crediamo sia utile perché non stiamo parlando di robetta. Stiamo parlando di un virus sconosciuto, del quale sappiamo ancora poco, per il quale non esiste un vaccino, che ha ammazzato centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo, che nella sola Lombardia ha fatto più vittime civili della II Guerra Mondiale, ma che gli Italiani, che sono diventati naturalmente tutti virologi ed esperti di pandemie, conoscono già alla perfezione.
E’ infatti grazie alla profonda conoscenza tuttologica dell’Italiano medio che si stanno programmando, o meglio non si stanno programmando, le riaperture possibili per il 4 maggio, data della quale si parla molto senza sapere esattamente che cosa succederà: chi riaprirà? Come? Dove? Con quali modalità? Quali presidi? Come si manterrà la sicurezza? Quanti sono i contagiati dal Coronavirus? Quanti i portatori sani? Quanti di noi sono contagiosi?
Domande alle quale gli Italiani, tutti virologi ed esperti di pandemia, non sanno dare risposte. Sarà una data complicata quella del 4 maggio. Nonostante i saggi suggerimenti del ministro Speranza che temiamo non sarà ascoltato granché.
(20 aprile 2020)
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