di Marco Biondi #Iolapensocosì twitter@gaiaitaliacom #Politica
Un osservatore poco attento che valuti la situazione politica di questi giorni potrebbe credere che il problema della prescrizione stia mettendo a rischio l’attuale maggioranza. Io la penso diversamente e vorrei riflettere attentamente sui seguenti temi. Partiamo dai 5Stelle. Partito di maggioranza relativa nell’attuale Parlamento che ha recentemente perso, nell’ordine: l’alleato di Governo, due terzi dell’elettorato e il capo politico.
La brutta notizia è che per non perdere gli elettori residui, stanno proclamando urbi et orbi che non arretreranno di un centimetro sulle misure realizzate nel corso della loro alleanza giallo-verde.
Ed è una pessima notizia perché tra le cose fatte nell’anno di governo con la Lega Salviniana, ci sono errori clamorosi, sia da un punto di vista dell’economia del Paese che di bilanciamento di diritti. Quota 100 e reddito di cittadinanza sono clamorosi autogol che drenano risorse senza produrre adeguati risultati. I decreti sicurezza generano insicurezza, non producono risultati tangibili e sono per certi versi incostituzionali o comunque non in linea con l’etica democratica del nostro paese.
Per finire con la famosa riforma Bonafede, incostituzionale per la parte relativa alla prescrizione e destinata a produrre più danni che cose buone.
Il PD, secondo partito per consistenza parlamentare, si trova accreditato di maggiori consensi rispetto alle ultime votazioni, ma senza poter ambire a diventare un partito fondamentale in una coalizione successiva ad un nuovo voto popolare.
Aver recuperato un paio di punti percentuali, non lo può far diventare punto di riferimento di nulla. Potrebbe invece metterlo in una situazione di maggiore confort nell’attuale coalizione se solo avessero un interlocutore disposto a discutere. Ma visto che i 5Stelle a mettersi in discussione non ci pensano proprio, si trova nell’imbarazzante situazione di dover digerire i decreti sicurezza, quota 100 e Rdc senza poter mettere becco. E questo anche per le ragioni che illustro di seguito e per proprie dinamiche interne che lo vedono rappresentato dal “bravo presentatore” che non ha carisma né peso politico interno al partito, mentre sono nelle mani di Franceschini che ha da sempre teorizzato l’alleanza con i grillini e ha visto, colmo dei colmi, il suo progetto realizzarsi proprio grazie a Renzi, acerrimo nemico di sempre. Ecco che allora la stucchevole discussione sulla prescrizione viene a fagiolo. Speculando sul carattere di certo non incline alla mediazione dello scomodo alleato renziano, ecco che il PD si trova a fare battaglia mediatica per far discutere l’intero Paese su un problema, se vogliamo marginale, ovvero la prescrizione.
È certamente vero che Renzi ha fondati motivi per combattere contro norme che appaiono inique e anticostituzionali. Ma il problema non è certamente di tale importanza da far cadere un Governo. Se però si va al muro contro muro, è inevitabile che si inviti Renzi a tenere il punto. E lui ci casca dentro come un pollo. Viene poi fuori da questa palude, la posizione fragile ed ambigua di Conte. Renzi, da parte sua, non gli perdona di aver avallato e firmato le nefandezze del precedente governo, e quindi ce l’ha nel mirino, ma se pensa di avere anche qualche minima possibilità di liberarsene, credo si sbagli di grosso, avendo Conte il supporto di tutti gli altri Partiti della coalizione.
Analizzo infine gli aspetti politici di Zingaretti e del PD. Da una parte, quella puramente politica di principio. Zingaretti sta snaturando il suo partito, accettando supinamente l’intransigenza dei grillini. Dall’altra sta però giocando una partita importante, ovvero sta saccheggiando voti ai 5Stelle e quindi sta molto ben attento a non schierarsi in modo troppo determinato contro i punti qualificanti del loro programma politico. Guai quindi ad attaccare il reddito di cittadinanza, guai a schierarsi contro quella quota 100 che, in qualche misura, è stata sposata ed avallata dagli elettori 5Stelle. Guai a mettere in dubbio la validità della riforma Bonafede, che, se pur non conosciuta o compresa dai più, suona come una nuova battaglia di principio contro i poteri forti.
E allora si barcamena, anche per tener buono l’alleato col quale vuole dividersi la torta delle amministrative, anche a costo di snaturarsi. Che Dio lo illumini e non ci faccia vedere il PD alleato ai 5Stelle anche alle amministrative di Roma dell’anno prossimo!!
La mia conclusione è, per una volta, pessimistica. Questa coalizione ha pochissime possibilità di portare a casa risultati decorosi.
Possono magari inventarsi qualche nuova misura ad alto contenuto populista da lasciare inapplicata, come il salario minimo ad esempio, ma non rinnegare i decreti sicurezza e non toccare l’iniquità del reddito di cittadinanza metterà il PD in serio imbarazzo anche con le Sardine e con una fetta non trascurabile del loro stesso partito (Orfini & co). Se alla fine di questa pantomima sulla prescrizione Renzi dovesse decidere di uscire dal Governo, senza far finire la legislatura, lo farà, secondo me, perché riterrà più utile una posizione critica verso il Governo, magari con un tiepido sostegno esterno, che potrebbe fargli guadagnare consensi e distinguersi da un PD sempre più grillinizzato.
L’importante sarà per Renzi non essere la causa di elezioni anticipate. Meglio che lo sia il PD, dandogli così nuove motivazioni di differenziazione. D’altra parte è abbastanza ovvio che Renzi si debba distinguere al più presto da questo PD, anche per fare da attrazione per quella fascia di elettori moderati di centro destra che, prima o poi, dovranno trovarsi una casa diversa da quella semi fascista di Salvini e da quella in dissolvimento di Berlusconi.
Certo che alla luce di quanto sopra, chi ci rimetterà sarà il povero popolo italiano, succube di queste lotte di potere ed alle prese con una possibile nuova recessione alla quale nessuno dei maggiori Partiti della maggioranza, sta dando la minima importanza.
In poche parole: siamo davvero messi male.
(17 febbraio 2020)
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