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“Giustappunto!” di Vittorio Lussana. Il solito errore dei “fanfaniani di ritorno”

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di Vittorio Lussana #Giustappunto twitter@gaiaitaliacom #Politica

 

Da tempo, Matteo Renzi sta cercando di acquisire i voti di alcuni ‘bacini elettorali’ come quelli ‘andreottiani’ o dei ‘sedicenti’ liberali. Un’operazione che gli è riuscita solamente alle europee del 2014: una consultazione che viene, da sempre, considerata un ‘voto in libertà’. In realtà, si tratta di ‘serbatoi’ che di centrista, moderato e liberale hanno sempre avuto ben poco. E’ il ‘corpaccione’ qualunquista dell’Italia, da sempre più fascista che moderato, il quale è solito interpretare il liberalismo in una ‘chiave’ egoistica e piccolo borghese. E’ proprio di questi giorni la notizia di veri e propri circoli clerico-fascisti che si stanno dando molto da fare per riuscire a togliere diritti, in futuro, a donne e omosessuali. Eppure, di riuscire a convincere Renzi a non ricadere sempre nella stessa ‘trappola’ sta diventando il problema politicamente più serio di questo Paese. Il principio del processo, sia civile, sia penale, che deve finire entro un certo termine, anche ricorrendo alla prescrizione, crea una serie di reati che, sostanzialmente, non si possono perseguire. A cominciare dalla truffa, fino a quelli per strage (Viareggio 2009 e Moby Prince 1991) e persino, in qualche caso, per mafia (Puglia 1981). Essere garantisti, significa anche riuscire a garantire una pena certa per imbroglioni, truffatori e mafiosi. Si chiama, per l’appunto, principio della ‘certezza delle pena’, a lungo sbandierato come un ‘feticcio’ proprio dalla Lega. Siccome a destra si è compreso che, senza un po’ di ‘frattaglie’ e all’interno di un sistema proporzionale con sbarramento si ricrea la situazione del 2006, adesso si sono tutti trasformati in garantisti. A cominciare dalla corporazione degli avvocati, che di trasformarsi in ‘Perry Mason’ e decidersi a portar fuori il ‘culo’ dai loro studi legali – come previsto, peraltro, dalla riforma del codice di procedura penale portata a compimento, nel 1988, dal socialista Giuliano Vassalli – proprio non ne vogliono sapere.
In pratica, a destra ci si riempie la bocca accusando l’intera sinistra di essere diventata ‘neo-liberista’ (hanno appreso un concetto: “Complimenti vivissimi”, avrebbe esclamato il caro amico Fragalà…), quando proprio loro sono stati, a lungo, i principali maggiordomi di quello sfruttamento delle persone che, durante il ventennio berlusconiano, è riuscito a legalizzare il precariato attraverso una norma definita – con autentica ‘faccia di tolla’ – ‘Legge Biagi”, nonché ritardando o bloccando i vari tentativi di regolarizzazione a tempo indeterminato, insieme a molte graduatorie professionali.
Matteo Renzi, di recente, è tornato indietro nel suo giudizio su Bettino Craxi, poiché ha compreso che si trattava di un leader socialista anche se Forattini lo ha a lungo ‘dipinto’ con indosso una ‘camicia nera’. Sarebbe il caso, adesso, che comprenda anche che ci sono medici che sono stati ‘sistemati’ a più di 50 anni di età, dopo aver addirittura ‘guidato’, con il loro ‘punteggio’, le proprie graduatorie regionali per quasi un decennio, vedendosi spesso ‘scavalcati’ da professionisti provenienti da elenchi ‘alternativi’. La sinistra italiana non può continuare a ‘pagare’ la ‘zucconaggine’, tipicamente toscana, di un leader che considera la ‘guerriglia interna’ come unica forma di politica coerente. Coerente, soprattutto, con i ’cazzi’ suoi. Le guerre si fanno ‘fuori’, caro Renzi, non ‘dentro’ la sinistra. E quando avrai compreso questa ‘coordinata’, potrebbe essere troppo tardi. Esattamente, com’è ormai troppo tardi intitolare una via o una piazza a Bettino Craxi in quel di Firenze (e, purtroppo, anche in quel di Milano…). La tecnica di ‘fare danni’ per avvantaggiarsene personalmente e tornare a governare sulle macerie, è una tattica ancor più qualunquista di quella di chi vota, oggi, per la Lega di Matteo Salvini. E che non porta a un bel nulla, poiché il popolo italiano, in ciò, ha sempre avuto una coerenza precisa: se proprio deve scegliere gente ‘più furba che bella’, vota i ‘suoi’. E non ha alcun bisogno di affidarsi ai ‘bonapartismi’ dei ‘fanfaniani di ritorno’.

 

(15 febbraio 2020)

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