di Vittorio Lussana #Giustappunto twitter@gaiaitaliacom #Società
Dopo il Frecciarossa che ha infilato un deviatoio a 290 chilometri orari – per una mancata segnalazione di ‘scambio in svio’, a quanto pare – e dopo che Bugo ha piantato in asso tutti quanti in diretta mondiale, cos’altro dobbiamo vedere, ancora? L’Italia si sta trascinando come un morto vivente, in cui odio, maleducazione e mancanza di rispetto verso il prossimo sono ormai diventati moneta corrente. Non c’è alcuno ‘spirito’, ormai. E i pessimi ‘segnali’ che giungono da tutti i settori sono solamente quelli della superficialità e dell’inadeguatezza. Un artista che rifiuta di esibirsi su un palco, voltando le spalle al pubblico, in coppia con un altro che cambia volutamente il testo della propria canzone, dimenticando che si tratta di una gara canora e che la valutazione di un brano si svolge sulla base di una traccia ben precisa, depositata alla Siae, significa che qui qualcuno ha ‘toppato’ all’origine. Siamo veramente di fronte all’ubbia della ‘buffoneria’ al potere, manifestata senza alcun ritegno in mondovisione.
Eccola qui, l’Italia di oggi: che bello spettacolo! Che professionalità! Che cura e attenzione nei confronti di un’utenza costretta a prendere un treno alle 5 del mattino, coi sindacati che dichiarano che le linee ferroviarie sono ‘stressate’ e che è tutta colpa delle liberalizzazioni. Eh! Sì, certamente: il ‘benaltrismo’ salta sempre fuori, in questi casi. Il fatto che ci sia gente che lavora col ‘culo’, invece, non si può dire. Come la storia del viadotto sul Polcevera, che si vorrebbe riaffidare all’Anas: quella sì che è una ditta efficiente. Lo si vede dalla cura dedicata alle nostre strade statali. A pochi chilomentri da Tivoli, alcune frane hanno bloccato sia una delle due provinciali che salgono a Castel Madama, sia quella che da Sambuci scende sino allo scalo ferroviario di Mandela. Considerando che abbiamo avuto un autunno poco piovoso e che stiamo attraversando un inverno quasi inesistente, si può soltanto immaginare cosa poteva accadere con un clima stagionale meno clemente. Stessa cosa può dirsi per il rapido Av 9595, dove è stata pura fortuna che non si sia verificata una strage. Evidentemente lo ‘stellone’, almeno un poco, ci protegge.
Sia come sia, siamo diventati un gran brutto Paese. Ma proprio “brutto, brutto, brutto”, per dirla con Mario Giordano. E ci sono anche quelli che accusano l’Europa di inefficienza burocratica: ma con quale coraggio? Con quale decenza questa gente si presenta ogni giorno che Dio manda in Terra, davanti a un microfono o a una telecamera? Con quella faccia lì: quella di ‘bronzo’, per non scrivere di peggio, ché altrimenti finisce che mi ripeto. Quell’altro sta sul palco di Sanremo e, all’improvviso, molla tutti quanti, sia il pubblico in platea, sia quelli che lo seguono da casa. Inoltre, proprio non si capisce perché ‘sti giovani artisti debbano avere dei nomi d’arte veramente ‘del cazzo’. Sembra obbligatorio: lo ha ordinato il medico. Insomma, gira e rigira, solo con i deficienti ci si ritrova a che fare. Una parola che non è un ingiuria, ma un sostantivo proveniente dal verbo ‘deficere’, che in latino significa ‘venire a mancare’.
Il nostro problema è proprio questo: l’Italia è ormai ‘venuta a mancare’. Di senno, soprattutto. Dal ‘pensiero pensante’ di Giovanni Gentile, siamo passati allegramente al ‘non pensiero’. Tutti arroganti, ignoranti e ‘bulli’ insopportabili: questo siamo diventati. Un Paese di inadeguati a tutto, che parla solamente perché ha la lingua in bocca. Un popolo di disturbati. Nel cervello, soprattutto. Nel cervello!!!
(8 febbraio 2020)
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