di Daniele Santi #maiconsalvini twitter@gaiaitaliacom #maicondimaio
Ricorderete che furono 1202 le persone ascoltate dagli investigatori sulla faccenda delle firme false e 5 Stelle, con quattordici honestissimi pentastellati a giudizio e Luigi Di Maio che invocava l’Ocse come Salvini invoca la madonna, tutti i santi e Medjugorje. Ricorderete che di quei 1202 furono 791 a dichiarare di non riconoscere le proprie firme, insomma alla fine brogli, in occasione delle elezioni amministrative di Palermo 2012.
Alla fine si è arrivati alla sentenza: il Tribunale palermitano ha condannato 12 persone, tra cui 3 ex deputati nazionali, e assolto due attivisti. I deputati nazionali, va ricordato per giustizia, sono Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, condannati a un anno e dieci mesi, e poi ci sono l’ex collaboratrice del gruppo Ars Samantha Busalacchi e Tony Ferrara, Alice Pantaleone e Stefano Paradiso, tre attivisti del Movimento. Un anno e sei mesi, invece per l’avvocato Francesco Menallo ed il cancelliere Gianfranco Scarpello; un anno, per gli ex deputati Ars Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio e Giuseppe Ippolito per i quali i giudici hanno tenuto conto della loro ammissione di essere coinvolti nella falsificazione delle firme. Assolti i due attivisti Pietro Salvino e Riccardo Ricciardi.
Insomma una storia che racconta tutta la verità sulla menzogna del M5S che gridava onestà così come gridava l’altra menzogna dell’uno vale uno. Una storiella che racconta quale straordinaria presa per i fondelli sia stata l’avventura dilettantesca del partitucolo arrivato al potere sulle ali della filosofia della sfanculamento e che è riuscito a conquistare gli ingenui italiani attraverso l’scuro fascino del nulla.
Purtroppo per loro il mondo non è soltanto virtuale, ma esiste anche la quotidianità del reale così scattarono le indagini della Digos sulle liste firmate a sostegno della candidatura a Sindaco di Palermo di Riccardo Nuti, risultanto una di esse non leggibile, problema risolto eliminando la lista originale e sostituendola con un’altra lista le cui forme erano state ricopiate e falsificate.
Insomma il mezzuccio all’italiana al potere, perpetrato, più che messo all’opera, de già parmanetari come Giulia Di Vita sempre pronti a puntare il dito contro le presunte disonestà altrui – e prontissime a tacere sulle proprie. Anche perché fatta la sentenza trovata la via d’uscita: una via d’uscita che si chiama pena sospesa e prescrizione nel mese di febbraio. Quella prescrizione che il ministro Bonafede dal primo gennaio avrebbe inteso bloccare per tutti i reati per i quali si è arrivati a sentenza di primo grado.
Così va la coherentia et honestate a 5 Stelle. Ecco come va.
(11 gennaio 2020)
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