di Vittorio Lussana #Giustappunto twitter@gaiaitaliacom #Craxi
Seppur tutti, noi no: questo il principio di fondo, che riteniamo necessario far emergere in questi giorni, in cui si celebrano i 20 anni dalla scomparsa di Bettino Craxi. Un rifiuto rivolto alla politica attuale, che ha complessivamente perduto ogni riferimento sociale, dottrinario e culturale, nella sua totale incapacità di fornire visioni e progetti coerenti e concreti agli italiani. Con Bettino Craxi non è scomparso solamente un leader, bensì è morta la vera politica, quella con la ‘P’ maiuscola. Pertanto, rifiutare radicalmente la politica attuale diviene un gesto essenziale, poiché coloro che hanno sempre fatto la Storia sono quelli che hanno detto ‘no’ a qualcuno o a qualcosa, non i ‘cortigiani’ del potente di turno. Ma un rifiuto, per funzionare, dev’essere grande, totale, non limitato a questo o a quel settore. Occorre tornare a dire dei ‘no’ di principio, senza mai accontentarsi delle classiche soluzioni di ordinaria amministrazione, di mera burocrazia. Bisogna inceppare una ‘macchina’ divenuta massimalista, scarsamente democratica, illiberale, per cominciare a pretendere che gli italiani si guardino intorno e si accorgano della loro ‘tragedia’ senza preoccuparsi di andare a cercare un unico colpevole di tale distruzione. Perché non ci può essere solamente Di Pietro, dietro alle macerie della sinistra italiana, della politica italiana, dell’informazione italiana, dell’ignoranza italiana, dell’imbecillità italiana. Bisogna far comprendere alla gente, agli intellettuali, ma anche agli operai, agli impiegati, agli imprenditori, al popolo tutto, che laicità, socialismo e democrazia sono le medicine per curare la malattia della politica come potere. Un potere di sistema, che tende a manipolarci tutti, dalle classi dirigenti giù fino ai più poveri. Ed è per questo motivo che tutti vogliono le stesse cose, comportandosi nello stesso modo. Dobbiamo smetterla di parlare del mare mentre si è in montagna. Perché è esattamente questo ciò che ci rende complici sinistri di un fallimento. Piacerebbe molto anche a me se tutto si risolvesse nell’isolare una singola ‘pecora nera’, colpevole di ogni male: Soros, la Ue, la Banca centrale europea, la globalizzazione. Ma ciò è semplicistico, poiché la vera questione rimane quella di una degenerazione globale e collettiva. La politica di oggi è diventata un inferno. E in merito a questo, non possiamo imporre agli italiani di innamorarsi per forza di una dottrina precisa o di aderire a un’ideologia specifica. E’ divenuto ormai necessario far loro notare come si continui a ‘cambiare discorso’, in particolar modo nel mondo dell’informazione, dalle case editrici, negli ambienti di governo e di sottogoverno, pur di non affrontare la verità. E qual è questa verità? Quella di un esasperante ‘giuoco al massacro’, di un’estemporanea, continua e sbagliata forma di propagandismo demagogico, che ci spinge tutti quanti dentro a una sorta di ‘arena’. Ci sono tanti modi di raccontare la politica ai cittadini, di stenderne i resoconti, di riprodurne gli interventi, di fare il ‘teatro dei burattini’. Ma la nostalgia per la gente povera e vera, che si batteva contro il ‘padrone’ senza voler diventare come quel padrone, era tutt’altra politica. Ed è esattamente questo, ciò che dobbiamo spiegare agli italiani: la colpa di questo nostro ennesimo disastro non è soltanto della politica, bensì anche dell’informazione, del sistema educativo e scolastico, di una cultura massificata che tende a forgiare non classi dirigenti, bensì ‘gladiatori’. Non siamo noi italiani a esser scesi all’inferno: è l’inferno che è salito verso di noi. Perché il vero errore di fondo rimane quello di una politica, di una scuola, di una televisione, di un intero sistema dell’informazione uniformati a un conservatorismo dissimulatorio. Un conservatorismo tutto basato sull’idea di possedere e distruggere, che non riesce più a costruire alcunché. I nostri politici attuali non sanno neanche più di quale Paese stanno parlando: sono distanti e ‘scollati’, come se vivessero su un altro pianeta. E la stessa cosa vale per gli intellettuali, i sociologi, i giornalisti, gli ‘esperti’ di ogni genere e tipo. E’ questo ciò che dobbiamo spiegare ai cittadini, senza qualunquismi di sorta, senza pretendere d’imporre schieramenti forzati, al fine di evitare di replicare all’infinito lo stesso, medesimo, errore che abbiamo tutti quanti commesso nei confronti di Bettino Craxi.
(10 gennaio 2020)
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