di Giancarlo Grassi #MedioOriente twitter@gaiaitaliacom #Esteri
L’uomo che doveva “salvare l’ILVA in tre mesi” e abbiamo visto i risultati, oggi corre come un ossesso da un paese straniero all’altro come ministro degli Esteri rendendo chiaro al mondo che se ha una certa abilità a sparigliare i giochi tra i galletti del suo cortile, quando si tratta di uscire dall’Italia non sa cosa fare né cosa dire.
Potrebbe risparmiare i soldi dei viaggi, soldi dei contribuenti, tanto per fare pochezze diplomatiche gli basta stare a Roma.
La questione Libia è una roba delicata: uno stato tribale, dove da una parte Erdogan spinge insieme a Putin per la suddivisione dell’influenza nell’area tra Turchia e Russia e dall’altra due capi militari in feroce competizione tra loro per il controllo di un paese (controllare la Libia, nemmeno Gheddafi avrebbe potuto senza i mezzi che era solito usare), dove tutti sono contro tutti, dove comandano le mafie, da dove partono gran parte dei traffici di centrafricani verso l’Europa gestiti da mafie composte da centrafricani che lucrano sui loro “fratelli”.
E cosa fa Di Maio nel suo geniale agire?
Se ne va verso altri lidi mentre il premier Conte, in competizione con Di Maio per farlo fuori dal governo, invita in Italia il generale libico Khalifa Haftar,l e lo vede prima del capo del governo legittimo della Libia, Fayez al Sarraj che appresa la notizia dell’accoglienza riservata al suo nemico, mentre era già in viaggio per Palazzo Chigi scortato – pare – dai servizi segreti italiani, dà l’ordine di invertire la rotta e torna indietro. Riprende l’aereo e torna in Libia. Uno sgarbo istituzionale, un errore clamoroso, una figuraccia da manuale. Addirittura i dplomatici sono in allarme. “Ci costerà carissimo” dice qualcuno al Corriere che, nonostante Cairo, pubblica la notizia con inquietudine.
Conte naturalmente rivendica il buon risultato, e cosa può fare Conte se non rivendicare buoni risultati che non ci sono grazie alla guida inesistente di un governo di guitti che non fa un accidente e vende fumose dichiarazioni, affabulazioni, interessanti ma vuote?
Poi c’è Di Maio. In qualche modo bisogna pur uscire dall’imbarazzo e dire qualcosa agli Italiani, soprattutto ai suoi, a quelli che lo votano – ai quali della Libia, dell’Iran, degli USA, del mondo insomma, non frega assolutamente niente, loro vogliono il reddito di cittadinanza – qualcosa. Qualsiasi cosa. Così fa una dichiarazione che fa impallidire tutti i grandi ministri degli Esteri che lo hanno preceduto: “Pericolo terrorismo”. Perché alla fine lo ha scoperto anche lui.
Ecco amici e compatrioti chi avete messo in posti chiave col vostro voto inconsapevole.
(9 gennaio 2020)
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